I vip fanno i "ripetenti". "In Back to school si torna alle elementari"

Nicola Savino parla del programma che parte stasera su Italia 1: "Ci saranno molte sorprese"

I vip fanno i "ripetenti". "In Back to school si torna alle elementari"

Dopotutto l'idea è semplice ma vincente: far ripetere l'esame di quinta elementare a chi lo ha affrontato decenni fa. È lo scopo di Back to school che stasera debutta su Italia 1 con una conduzione già azzeccata in partenza, quella di Nicola Savino: «Tanti, me compreso, dovrebbero rifare questo esame, che non è così facile come sembra», spiega lui che, ahimé per questioni di età, si ricorda pure «quello di seconda elementare, che ora non c'è più». A proposito, caro Savino, com'è andata in quinta? «Beh diciamo bene, io sono abbastanza pigro ma quando ho la pistola alla tempia rendo al massimo. Non è stato così all'università, quando invece sei tu che scegli la data degli esami e a Economia e Commercio non sono stato altrettanto brillante...».

In poche parole, Back to school è la cartina al tornasole di quanto sia stato decisivo il primo vero esame della vita da studenti. A fare questo test sono venticinque concorrenti famosi tra sportivi, attori cantanti, influencer. E non è un cast da sottovalutare: Eleonora Giorgi, Vladimir Luxuria, Clementino, Antonella Elia, Paola Caruso, Jonathan Kashanian, Flavia Vento, Maria Teresa Ruta, Enzo Miccio, Giulia Salemi e altri. «Per i calciatori si può capire che ci ho messo uno zampino, visto che ci sono le bandiere interiste Evaristo Baccalossi e Nicola Ventola». Però c'è anche Totò Schillaci, che ha giocato nell'Inter ma è diventato celebre soprattutto grazie alla Juventus e alla Nazionale: «Lui mi ha sorpreso. Ho capito che nella sua gioventù a priorità non era l'educazione ma portare il cibo a casa. D'altronde lo ha detto anche lui: Nel posto dove sono nato l'istruzione non era indispensabile». E così Totò Schillaci si è rimesso a studiare per riaffrontare un esame che probabilmente, come tantissimi altri, non si ricordava neppure. «La cosa bella è che, durante le lezioni, ha mostrato quella stessa furbizia che lo ha fatto diventare grande in area di rigore. E perciò non puoi che volergli bene», riassume Savino.

Insomma, il capocannoniere di Italia '90 è tornato sui banchi di scuola come tanti altri vip che si sono calati nei panni dei «ripetenti» per seguire un percorso a prova di orgoglio e autostima. Tutti i 25 esaminandi sono stati «preparati» dai cosiddetti «maestrini» che sono 12 bambini tra i 7 e gli 11 anni. Tocca a loro fare da maestri a chi potrebbe essere loro genitore oppure addirittura nonno. Poi ai ripetenti toccherà il vero esame con cinque veri maestri elementari che, al termine di ogni puntata, sottoporrà sei candidati all'esame finale. Risultati possibili: promosso o rimandato alla puntata successiva. Piccola nota fantozziana: nell'aula magna dove avrà luogo l'esame possono entrare anche amici e familiari dei ripetenti che saranno testimoni di eventuali figuracce.

«Per dirla tutta - racconta Nicola Savino, che si sente «il rappresentaante di classe» - noi ci aspettavamo che tanti fossero completamente impreparati. Da Luxuria ti aspetti una certa preparazione, da altri no. E invece siamo stati sorpresi». E per quale motivo? «Perché molti si erano preparati, sono stati molto attenti alle lezioni e non volevano accettare di fare una figura da capre. Ad esempio Giulia Salemi: lei è stata diligentissima e magari ha pure studiato da sola per rendere al meglio all'esame». In poche parole, Back to school potrebbe anche smentire alcuni luoghi comuni... Ma senza dubbio conferma la versatilità di Nicola Savino, protagonista con Linus di uno dei programmi radiofonici più longevi e seguiti d'Italia (su Radio Deejay) e conduttore eclettico in televisione. «Con Linus siamo una coppia di curiosi che si completano l'un l'altro. E sappiamo ormai come bilanciare il basso con l'alto».

Non a caso Deejay chiama Italia ha una platea straordinariamente trasversale sia per anagrafe che per educazione. «Siamo davvero complementari», dice Savino, uno che anche in tv ha fatto della brillantezza la propria chiave comunicativa. E cosa pensa del «politically correct»? «Offendere certe sensibilità è sempre sbagliato ed è quindi giusto che si pesino le parole, anche se, attenzione, senza qualche gomitata la comicità perde molto».

Però c'è un però: «L'ipocrisia. Quando ci fu l'attentato a Charlie Hebdo, tutti giustamente ci siamo schierati dalla loro parte. Ma i temi trattati da Charlie Hebdo sono sempre stati fortissimi e molto poco politicamente corretti. E quindi...».

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