Inizio esplosivo e finale "riflessivo": "Quo Vado" super promosso

Inizio esplosivo e finale "riflessivo": "Quo Vado" super promosso

«Io voglio fare il posto fisso, come te», dice un Checco Zalone bambino al prete che chiede ai suoi alunni che cosa vorrebbero fare da grandi. Inizia così, su questa unica idea martellante amata e agognata da sempre e per sempre da tutti i genitori italici per i propri figli (e quindi in fondo per se stessi), il quarto film di Zalone, al secolo Luca Medici, diretto ancora una volta dal sodale Gennaro Nunziante come sempre anche simbiotico co-sceneggiatore.

La costruzione del film è una sapiente messa in scena della comicità più irresistibile dell'artista pugliese questa volta alla prese con la paura di perdere il posto sicuro per colpa della riforma della pubblica amministrazione con il taglio delle province. Il pensiero va naturalmente ai provvedimenti del governo di Matteo Renzi che però non viene mai nominato, neanche nella spassosa canzone La Prima Repubblica che Zalone nel film esegue alla maniera di Celentano solo per metà e quindi senza la strofa che ha cantato invece in tv da Fabio Fazio («Ma il Presidente è toscano/ e l'è un gran burlone/ ha detto scherzavo/ piuttosto che il senato/ mi taglio un coglione»). Ma nessuno ci farà caso perché Quo vado? inizia in maniera esplosiva con una serie di gag e di battute così vorticosa che poi se ne sente subito la mancanza quando il film si fa un po' più riflessivo, alla ricerca di un finale che possa piacere al pubblico più vasto.

Che, come nei giochi da tavola d'una volta, è 0-99 anni. E qui sta la grande unicità del duo Zalone e Nunziante, riuscire a parlare, oggi, a tutti. Il loro cinema vive in un eterno presente a caccia della modernità.

Un autentico cinema popolare che si fonda anche sulla bravura e precisione dei cosiddetti caratteristi, dalla dirigente ministeriale renziana interpretata da Sonia Bergamasco, alla bella scoperta al cinema di Eleonora Giovanardi fino alle certezze di Maurizio Micheli, Ninni Bruschetta e Lino Banfi.

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