Anche i ricchi piangono. Persino fuori dalle telenovelas e dentro la top ten delle classifiche librarie. Piangono, spesso, perché avrebbero voluto (e potuto) essere ancora più ricchi. Lo confessa, dall'alto dei milioni e milioni di copie vendute e di dollari incassati, John Grisham.
Il suo rammarico (leggi mancato incasso) riguarda il suo primo legal thriller: Il momento di uccidere, del 1988. La mossa sbagliata per cui ancora adesso il sessantaduenne scrittore si morde le mani risale al '91. Visto il grande successo di Il socio, il suo secondo romanzo, al pubblico venne un insopprimibile desiderio di delibare anche il primo, quello d'esordio. Così Grisham chiese alla piccola casa editrice Wynwood Press di provvedere con una seconda edizione. Ma l'editore in quel momento non se la passava bene e declinò l'invito. Però rilanciando così: caro John, se vuoi li vendiamo direttamente a te, i diritti del tuo libro, così potrai farne ciò che desideri. Una mano lava l'altra... Grisham ne parlò con il suo agente, il quale gli consigliò di lasciar perdere, e lui con poca convinzione seguì la poco lungimirante valutazione. Fu quindi la casa editrice Doubleday a papparsi il pregiato bocconcino che poi divenne, ovviamente, un successone a posteriori.
«È stato un grande errore - ha piagnucolato Grisham alla presentazione del suo nuovo libro, The Rooster Bar - anche perché in cuor mio sapevo che stavo prendendo la decisione sbagliata.
Il momento di uccidere lo stanno ancora ristampando adesso... Quell'errore mi è costato alcuni milioni di dollari». Non sappiamo in quali rapporti il «povero» John sia rimasto con l'allora suo agente. Ma scommetteremmo sul fatto che non lo chiami «socio».
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