Intervistata in esclusiva da La Verità , Justine Mattera, showgirl americana con doppia laurea e adesso testimonial del marchio Colnago grazie alla passione per il triathlon esplosa dopo a 46 anni anni, si racconta a tutto tondo, passando dall’amore allo sport fino alla sua idea di femminismo decisamente moderna.
Nata a New York nel 1971 e arrivata a Firenze con una borsa di studio nel 1994, è diventata famosa in Italia grazie al suo pigmalione Paolo Limiti che in lei vide una rediviva Marilyn Monroe e se ne innamorò fino a sposarla. Ma al suo funerale non è vero che non c’era: “Chi lo dice? Qualcuno ha filmato tutti i presenti? Certo, non mi sono messa a piangere in prima fila. Ero dietro, l'ho guardato e sono andata via, ero l' ex moglie, non la vedova. Forse ho sbagliato, ma anche se non fossi andata sarebbero cavoli miei”, risponde piccata, anche se poi la nostalgia ha il sopravvento e si lascia andare ai ricordi.
“Paolo Limiti era una persona colta, intelligentissima, ironica. Ero in Corso Sempione con un fotografo suo amico quando lui esce dalla Rai, casualmente. Ci salutiamo e lui dice che sta cercando una valletta per un nuovo programma. Al provino in Rai ci sono tante raccomandate, ma lui punta su di me, stregato dalla somiglianza con Marilyn. Ero solo una valletta, ma poi, una volta che Minnie Minoprio doveva cantare con Fred Bongusto "Quando mi dici così", ebbe un incidente e Paolo mi chiese di sostituirla. Fu la svolta, Paolo mi assegnò a un'insegnante di danza e da valletta diventai showgirl”. Perché la vita la bella Justine l’ha sempre afferrata, consapevole che la fortuna aiuta gli audaci. E lei audace lo è in tutti i sensi, soprattutto sui social dove le sue foto sexy fanno il pieno di like.
“Il mio profilo Instagram vuol essere l'inno alla femminilità di una donna completa che fa le gare di sport ma è anche passionale. Instagram permette di essere editori di sé stessi. Mostri ciò che fai a 360 gradi ma anche a 90 (ride). Mi piace provocare la gente”, dice la splendida 48enne che non si preoccupa della gelosia del marito l' imprenditore Fabrizio Cassata, sposato nel 2009 e da cui ha avuto due figli.
“Quando mi ha sposato sapeva che ero così. Non c' erano i social, ma avevo già fatto i servizi su Playboy. E poi sono una madre e una moglie molto presente”, spiega la Mattera, consapevole che "per le belle donne è difficile essere prese sul serio. Se non sei furba puoi non capire il potere che hai. Se usata bene la bellezza può portarti a qualsiasi livello”.
Infine, riguardo al #metoo, la bionda showgirl e attrice teatrale si è detta “felice che stia diminuendo il ricatto dell'uomo potente sulle donne. Però non mi piace che la caccia al molestatore spunti vent' anni dopo. Personalmente io ho detto subito di no, anche a costo di perdere la parte in un film o in una fiction. O di non lavorare più per una tv. Ma non chiedetemi di fare nomi. Ho solo scelto di fare la mia strada, anche se più in salita. Il mio corpo non è un cambio merce”.
Semmai è per lei un tempio dato che “chi pratica il triathlon si prepara in modo meticoloso, si alimenta bene, si sente un po' superman. Ho visto delle foto di Marilyn Monroe mentre faceva i pesi. Teneva molto al suo fisico, seguiva una dieta proteica. Forse beveva un po' troppo per essere un'atleta. Ma il triathlon l' avrebbe aiutata a superare la sua fragilità”, dice convinta Justine Mattera che, sportiva da sempre, con quella mentalità americana per cui lo sport è scuola di vita, ha seguito di recente con grande entusiasmo le prodezze della Nazionale femminile di calcio.
“Mi ha entusiasmato! Lo sport è un messaggio semplice e libero. Io ho cominciato il triathlon a 46 anni. Tanti mi dicono che sono vecchia. È vero, ma la costanza premia sempre. E poi non ho mica l' obbligo di vincere. Però non mollo mai e in questo mi ritengo una vera femminista. Perché uso con intelligenza il mio corpo. Femminismo non è vestirsi da uomo, con i capelli corti e senza trucco”.
Se in politica è incuriosita da Matteo Salvini perché “sono figlia di emigranti di terza generazione. I miei bisnonni arrivarono a Ellis Island nel 1908 con la valigia di cartone.
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