Non ha una storia particolarmente interessante da raccontare ed è un ragazzo come tanti altri, ma a vent'anni è uno dei jazzisti più interessanti in circolazione e questo basta e avanza per parlare di lui. Alessandro Lanzoni è un fenomeno del pianoforte che, quest'estate, si esibisce su tre fronti. Suona in tournée con il suo trio (Matteo Bortone al basso, Enrico Morello alla batteria) con cui ha appena inciso il bellissimo cd Dark Flavour, e milita nei gruppi di due superveterani del nostro jazz come Roberto Gatto e Aldo Romano. «Ma terrò anche dei concerti di piano solo - puntualizza Lanzoni - dedicati alla musica classica, e il 25 luglio a Siena suonerò con grandi nomi del jazz americano come Jeff Ballard e Larry Grenadier».
Lanzoni non diventa artista per caso. Nonostante la giovane età ha studiato e ha fatto la gavetta. Nel 2006 ha vinto il prestigioso Premio Massimo Urbani, che gli ha portato in dote un album con Ares Tavolazzi e Walter Paoli. L'anno successivo ha inciso con un monumento come Lee Konitz e stupisce il candore con cui ricorda quel momento: «Avevo solo 16 anni e mi sono reso conto più tardi del valore di quell'esperienza, del personaggio che avevo davanti, un artista che ha fatto la storia». Dopo il disco con Konitz, Lanzoni è stato lontano dagli studi di incisione e ha proseguito gli studi. Il salto di qualità è avvenuto due anni fa, con il biennio di alto perfezionamento della Fondazione Siena Jazz. «Lì ho lavorato con molti artisti internazionali che hanno rivoluzionato il mio modo di scrivere e comporre, e parlo di Avishai Cohen, di Kurt Rosenwinkel, di Danilo Perez». Senza dimenticare i corsi alla Berklee School of Music, gli studi di violoncello e il diploma in pianoforte classico con il massimo dei voti, la Lode e la Menzione d'onore al Conservatorio di Firenze.
Un musicista completo dunque, che alterna alle sue composizioni (colpiscono in particolare Anatollo, Rumors, Assembly Lines), intriganti riletture di Theloniun Monk («un compositore attuale e moderno che offre grande libertà interpretativa») quali Introspection, Crepuscule With Nellie, Bright Mississippi. I suoi maestri, oltre a Monk, sono Bill Evans («il primo che mi abbia appassionato»), Keith Jarrett e Herbie Hancock, esempi di grande stile per puntare sempre più in alto sulla strada della ricerca.
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