L'artista di sinistra che rispettava la destra

E vogliamo parlare anche del lato politico del grandissimo Gigi Proietti? Un artista impegnato tra ciclopiche performance teatrali e apparizioni cinematografiche e televisive più lievi, ma non disimpegnato sulla cosa pubblica

L'artista di sinistra che rispettava la destra

E vogliamo parlare anche del lato politico del grandissimo Gigi Proietti? Un artista impegnato tra ciclopiche performance teatrali e apparizioni cinematografiche e televisive più lievi, ma non disimpegnato sulla cosa pubblica. Proietti ha sempre giocato con una divisa rossa ben riconoscibile, quella del Pci che negli anni Settanta costituiva l'inevitabile casa-alloggio della stragrande maggioranza del mondo dello spettacolo.

L'attore romano si è sempre definito un comunista senza tessera, un orfano di un partito-chiesa che negli anni si è sbiadito anche all'interno del suo cuore. Proietti che dice no grazie ai democratici che volevano coinvolgerlo nelle elezioni comunali del 2013, Proietti che confessa di avere votato senza entusiasmo e per solo spirito di disciplina la meteora Ignazio Marino, l'ultimo papa rosso prima dell'arrivo della Raggi. Ma si tratta di suggestioni che lui stesso ha sparpagliato qua e là negli anni, senza la continuità del militante sfegatato o dell'intellettuale radical chic che deve insegnare alle masse cosa è bene e cosa è male.

Proietti si è trasformato negli anni da fidanzato d'Italia a primo carabiniere d'Italia, un saggio bonario che ha saputo unire un popolo senza provocazioni o contrapposizioni. Un Fiorello amato da tutti, un Gianni Morandi che nessuno ha mai criticato.

Ha fatto l'antifascista declamando in tv il brano «Mi' padre è morto partigiano», ma senza dare del fascista al primo leghista che passa. Così come ha resistito alla tentazione dei girotondi, dell'antiberlusconismo ortodosso, del sessismo doveroso verso le ministre del centrodestra. E manca già davvero a tutti, quell'irresistibile vecchio comunista.

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