Al Lido sbarca il romanticismo rock di "Miss Marx"

Interessante ritratto di una figura emblematica, a metà tra eroina vittoriana e moderna, impegnata in battaglie ancora attuali ma sconfitta da una dannazione chiamata amore

Al Lido sbarca il romanticismo rock di "Miss Marx"

Le lotte operaie, i diritti delle donne, l'abolizione del lavoro minorile, ma soprattutto la sudditanza amorosa e l'incapacità di vivere secondo gli ideali professati. Sono i temi che emergono in "Miss Marx", il film di Susanna Nicchiarelli presentato oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Un dramma in costume in cui va in scena, in modo affettuoso ma senza sconti, "l'ipocrisia organizzata" che abitò casa Marx, prima e dopo la dipartita del capofamiglia.

"Miss Marx" si apre proprio con il discorso che Eleonor (Romola Garai), la figlia minore di Karl cui ci si riferisce nel titolo, tiene in occasione della morte del padre. Pone l'accento sul matrimonio invidiabile di cui l'uomo fu parte, un grande amore che durante la visione del film scopriremo essere stato più moderno e aperto di quanto mostrato all'esterno dagli interessati.

Ambienti opulenti ricostruiti con minuzia fanno da cornice a segreti come la paternità del figlio della serva e a panni sporchi lavati rigorosamente dentro casa.

Tutti i personaggi, anche quelli non in primo piano, appaiono pieni di contraddizioni, lati oscuri, colpe. L'iconografia dell'ideatore del socialismo è assai ridimensionata, così come l'impegno sociale della protagonista appare in conflitto con molte scelte che le vediamo fare nella vita personale.

La figura di Eleonor è storicamente inquadrata come innovativa, la giovane del resto fu la prima ad adattare alcuni concetti paterni alla questione femminile, equiparando l'oppressione dei lavoratori a quella delle donne. Il punto è che lei per prima non è capace di emanciparsi dal giogo sentimentale che la lega al discutibile compagno, Edward (Patrick Kennedy). Vorrebbe l'uguaglianza sociale ed economica tra i generi, argomento a dir poco attuale, ma tra le mura di casa non sarà mai in grado di farsi valere: vittima dal punto di vista economico di uno scialacquatore compulsivo, lo scuserà per anni vezzeggiandone la mancanza di senso del denaro. Solo in seguito parlerà invece di assenza di senso morale riferendosi allo stesso uomo, nel frattempo assurto a fedifrago seriale.

La connivenza, almeno all'inizio del love affair, è evidente. In missione oltreoceano per indagare lo sfruttamento lavorativo ai danni della classe operaia americana, la coppia gode di lussi irragionevoli, inseriti poi nella nota spese da addebitare al partito. Eleonor non risolverà mai il conflitto tra la propria parte razionale e quella emotiva, al punto da soccombere di fronte al protrarsi di un'esistenza dicotomica che la vede predicare bene in pubblico e razzolare male nel privato.

Eppure è proprio l'essere la sintesi di tante contraddizioni a renderla non solo umana ma pacificamente attuale. La musica fa da ponte temporale con l'oggi (come in "Maria Antonietta" di Sofia Coppola), i brani rock si sposano a immagini d'epoca in cui sono immortalati scontri di classe, ma soprattutto a stati d'animo che sembrano ribollire dietro rimasugli di crinoline. Sospesa tra convenzioni figlie del suo tempo e un istinto di ribellione atavico, Eleonor aspira a un ideale di coppia fondato su amore, rispetto, affinità intellettuale e autonomia, ma matura la consapevolezza che le donne, nonostante indubbie conquiste, restino moralmente dipendenti dall'uomo.

La verità è che oppressione e degradazione le vengono dall'amare l'uomo sbagliato.

Nel ballo forsennato in cui si cimenta verso il finale, su musica hard-rock, in stato alterato di coscienza, emerge la potenza ancestrale di una baccante ed è a quella forza che dovrebbe fare appello per salvare se stessa. Invece a condannarla è l'istinto materno che ha solo apparentemente ripudiato. Fedele e accudente nei confronti del bambino invecchiato che ha per compagno, non è poi così diversa dalla sorella che ha l'ossessione per gli infanti dopo averne perduti tre.

"Miss Marx", col suo vitalismo

drammatico, ci dice che la strada affinché il gentil sesso trovi il suo posto nel mondo è lunga, ma riguarda più l'integrazione delle tante facce dell'Eterno Femminino che non il rapporto tra uomo e donna o l'epoca di appartenenza.

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