«Incarico alla Melandri? Maxxi intreccio familiare»

Deputati del Pdl chiedono formalmente la revoca della nomina: "È parente di Minoli, presidente di Rivoli, e di Nastasi del Mibac"

«Incarico alla Melandri? Maxxi intreccio familiare»

L'avventura al Maxxi di Giovanna Melandri diventa sempre più difficile. Dopo la conferenza stampa di martedì, in cui il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi aveva presentato la neo presidente della fondazione che regge il museo capitolino, il Pdl ha chiesto con una mozione parlamentare la revoca della sua nomina.

Le motivazioni dell'interrogazione, in cui si domanda al titolare del Mibac e al governo tecnico di «attivare procedure di selezione aperte, pubbliche, trasparenti al fine di individuare un Presidente dotato delle necessarie competenze tecniche manageriali», sono state illustrate dai deputati pidiellini Paola Frassinetti e Marco Marsilio. Ma già leggendo il testo della mozione sulle ragioni della richiesta restano pochi dubbi: «è noto che Giovanna Melandri è cugina del giornalista Gianni Minoli (a sua volta presidente del Museo di Arte Contemporanea di Rivoli), la cui figlia è moglie di Salvo Nastasi (ex capo di gabinetto del ministro Ornaghi). In qualunque nazione civile, basterebbe il semplice sospetto o la pura possibilità, anche a prescindere dal fatto se sia realmente avvenuto, che un capo di gabinetto abbia potuto adoperarsi per creare le condizioni utili a suggerir al ministro prima il commissariamento e poi la nomina a presidente della Fondazione da lui vigilata, di una persona che risulta essere la cugina del suocero, a rendere non solo inopportuna, ma persino impensabile una decisione del genere».

Già quattro giorni fa Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, si era fatto scappare, parlando della Rai, un'allusione al caso del Maxxi. «Per un verso si dice che la politica non deve azzardarsi a rifare nomine, per l'altro questo governo tecnico ne sta facendo fin troppe, più a sproposito che a proposito». E soprattutto: «l'ipocrisia dominante non può pensare di procedere su questo terreno con continui colpi di mano, nobilitati dalla dimensione falsamente tecnica di chi li porta avanti - il caso Nastasi docet - dunque si deve sapere che abbiamo il massimo senso di responsabilità, ma anche una certa innata repulsione ad essere trattati come dei cretini».

Martedì, fiutando il clima montante, Ornaghi ha cercato di correre ai ripari, giocando d'anticipo: «Ho preso questa decisione in autonomia, pensando al bene del Maxxi. Il futuro giudicherà. Me ne assumo piena responsabilità». Ma l'assunzione di responsabilità non è stato sufficiente ad archiviare il significato dell'episodio. «La nomina di Giovanna Melandri è una vicenda molto meschina, di cui il ministro dei Beni Culturali deve rispondere in parlamento», ha attaccato Marco Marsilio, primo firmatario delle mozione, secondo il quale la vicenda, definita un «delitto perfetto» meglio ancora «una truffa della sinistra al caviale», sarebbe il prodotto di «un oscuro e ambiguo reticolo di relazioni». Da parte sua Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione Cultura, ricordando che «non ci sono questioni relative alla persona o al partito di provenienza» tocca un altro punto dolente. La Legge di Bilancio in discussione alla Camera assegna infatti al Maxxi per il 2013 un incremento di risorse di un milione e settecentomila euro. Se si considera che il Museo è stato commissariato per un «buco» nella gestione 2011 di settecentomila euro (a fronte di entrate che sfiorano i 9 milioni di euro) l'aumento del budget appare tale, come rimarca anche Marsilio, «da consentire a chi governa il Maxxi di farlo bene». E che con 3,4 milioni di euro a disposizione Giovanna Melandri si apprestasse ad amministrare «in carrozza» lo confermano in queste ore le parole di Pio Baldi, presidente prima del commissariamento. «Il contributo del Mibac al Maxxi previsto per il 2012 ammontava a 2 milioni di euro. In seguito, il budget è stato aumentato di circa 1,4 milioni.

In queste condizioni, anch'io avrei avuto la possibilità di andare in pari con il bilancio». Di certo il Maxxi, trattato all'epoca del commissariamento come un pozzo senza fondo, dopo pochi mesi pare aver riacquistato tutto il suo fascino al punto di meritarsi nuovi finanziamenti. Come mai?

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