Luca Argentero reindossa il camice di "Doc", la prima serie che parla della pandemia

Dopo i successi di ascolti, altre otto puntate sul medico dal volto umano

Luca Argentero reindossa il camice di "Doc", la prima serie che parla della pandemia

Il sequel di una serie tv di successo finita ieri riparte com'è ovvio che sia - dall'oggi. Ecco la prima, stimolante novità della seconda serie di Doc - Nelle tue mani, uno dei maggiori e meritati successi della scorsa stagione (30 per cento di share, 9 milioni telespettatori): un salto dall'oggi al domani. Dai tempi della pandemia, in cui ancora viviamo, a quelli in cui ne saremo finalmente liberati.

Dal Covid al dopo Covid. «In questo modo Doc diventa non solo la prima serie a parlare della pandemia - riflette lo sceneggiatore Francesco Arlanch - ma lo fa con una seconda prima serie più che col suo sequel. Per un medical come il nostro, infatti, era impossibile ignorare questo dramma medico globale». «Ma al tempo stesso - aggiunge Luca Bernabei, della produttrice Lux Vide - non volevamo opprimere gli spettatori con ciò che già li affligge tutti i giorni». E la soluzione del nuovo Doc (dal 13 su Raiuno per otto giovedì) sposa perfettamente il tema che è stata la meritata fortuna della serie: «Come il protagonista dottor Fanti vive la sua malattia quale occasione per ripartire da zero e migliorare sé stesso - spiega il protagonista Luca Argentero - così il nuovo Doc prova ad ipotizzare come questi anni difficili ci avranno cambiato, e quanto saremo stati capaci di sfruttarli per cambiare in meglio».

La malattia come nuova opportunità; come seconda occasione. «Ancora prigioniero della parziale amnesia che, causa un incidente, ha cancellato 12 anni della sua vita racconta Argentero - stavolta Fanti deve lottare perché il suo stile medico, basato sull'ascolto dei pazienti, e sulla valorizzazione del loro potenziale umano, venga esteso a tutto il Policlinico Ambrosiamo, che un nuovo primario vorrebbe, al contrario, trasformare in un freddo e disumanizzato presidio di vigilanza contro le future pandemie».

Non a caso Pierdante Piccioni, la cui vicenda reale ha ispirato il soggetto, e che è consulente per la sua versione televisiva, «è stato lui stesso un medico in trincea, durante i mesi più drammatici della pandemia considera l'attore -. Quindi ha continuato a suggerirci spunti, temi, idee per quella che gli sceneggiatori non definiscono più solo la storia di un medico. Ma, in qualche modo, la biografia di un Paese». Il successo di Doc, venduto a più di cento paesi di tutto il mondo prima ancora di essere girato, e acquistato come format dalla Sony, che intende rifarlo in lingua inglese, insegna molte cose. «Quello che noi raccontiamo influisce sulla vita delle persone che ci guardano ricorda Bernabei -. Il telespettatore percepisce i nostri personaggi come dei modelli. Per questo è importante che storie come Doc propongano valori positivi, costruttivi».

Per Argentero «è un privilegio incontrare un personaggio simile, così ampiamente amato, e una vera fortuna centrare un progetto che abbia incontrato consensi tanto ampi». Cosa ama più del dottor Fanti? «La mancanza di freni inibitori, datogli dalla sua malattia. Dice quel che pensa senza filtri, senza diplomazia. Beato lui».

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