Luca Bizzarri piange il Ponte Morandi: "Un pezzo di me se n’è andato"

Il comico, nato e cresciuto a Genova, ha commentato con commozione la demolizione del Ponte Morandi con un lungo post social e ora sogna la rinascita della sua città

Luca Bizzarri piange il Ponte Morandi: "Un pezzo di me se n’è andato"

Siamo abituati alle sue battute pungenti, alle risate al fianco di Paolo Kessisoglu ma non alle sue lacrime. Eppure il comico Luca Bizzarri oggi ha pianto le sue ultime lacrime assistendo alla demolizione programmata del Ponte Morandi, simbolo della sua città Genova. Un dolore condiviso con chi lo segue e affidato a un lungo post pubblicato su Instagram, dove Bizzarri confessa di aver pianto. "Ho detto non lo guardo. Che lo guardo a fare? - spiega Luca Bizzarri - Invece l’ho guardato, e appena è venuto giù ho cominciato a piangere. Piangere sui nostri morti, su chi è restato nella disperazione, piangere sulla nostra storia, sulla mia storia, su me e Smog che eravamo lì sopra poche ore prima, su un pezzo di me che se n’è andato, piangere a dirotto senza riuscire a fermarmi".

Subito dopo la tragedia dello scorso 14 agosto 2018, Luca Bizzarri affidò il suo dolore e quello per le vittime e la città duramente colpita per il tragico evento sempre ai social. In quell'occasione si sfogò: "Senza parole, so già che nessuno pagherà". ma si prodigò anche per aiutare nel limite delle sue possibilità i parenti delle vittime e sostenere la città.

La demolizione del Ponte Morandi, avvenuta questa mattina, è una ferita aperta per la sua città che ora, però, segna l’inizio di qualcosa di nuovo, una rinascita come lui stesso spiega nel post: "Adesso basta però. Ora basta. Basta ponte, basta piangere, basta. Chi deve ricostruire lo faccia, velocemente, chi deve trovare i colpevoli lo faccia in silenzio. Genova non è la 'città del ponte', da oggi non lo è più definitivamente.

È una città che deve crescere, collegarsi al resto del paese, vivere, fare in modo che nessuno se ne debba andare per lavorare come accade oggi. Io faccio il possibile, tanti lo fanno, alcuni addirittura l’impossibile. Che questi tanti diventino tutti. Diventiamo una città".

Ho detto non lo guardo. Che lo guardo a fare? Invece l’ho guardato, e appena è venuto giù ho cominciato a piangere. Piangere sui nostri morti, su chi è restato nella disperazione, piangere sulla nostra storia, sulla mia storia, su me e Smog che eravamo lì sopra poche ore prima, su un pezzo di me che se n’è andato, piangere a dirotto senza riuscire a fermarmi. Adesso basta però. Ora basta. Basta ponte, basta piangere, basta. Chi deve ricostruire lo faccia, velocemente, chi deve trovare i colpevoli lo faccia in silenzio. Genova non è la “città del ponte”, da oggi non lo è più definitivamente. È una città che deve crescere, collegarsi al resto del paese, vivere, fare in modo che nessuno se ne debba andare per lavorare come accade oggi. Io faccio il possibile, tanti lo fanno, alcuni addirittura l’impossibile. Che questi tanti diventino tutti. Diventiamo una città.

Un post condiviso da Luca Bizzarri (@lucabizza) in data:

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