Moon Knight, la sorprendente serie Marvel dalle tinte horror

Moon Knight è la serie in arrivo su Disney+ e interpretata da Oscar Isaac e Ethan Hawke che porta la Marvel a muoversi nelle tinte horror

Moon Knight, la sorprendente serie Marvel dalle tinte horror

Bisognerà attendere il 30 marzo per avere l'occasione di vedere il primo episodio di Moon Knight, nuova serie targata Marvel e in arrivo su Disney+. Si tratta di una serie in sei episodi ispirata al personaggio di Doug Moench, con disegni di Don Perlin, apparso per la prima volta sulle pagine di Werewolf by night nel 1975.

La storia prende il via a Chicago dove vive il timido Steven Grant (Oscar Isaac), un uomo che lavora nel negozio di souvenir del Museo Egizio e ha la fastidiosa tendenza a compiere atti strani e di cui non ha memoria quando si addormenta. Il tempo, per Steven, diventa allora una materia mutevole, che non scorre come tutti gli altri: gli capita di svegliarsi pensando, ad esempio, che sia venerdì quando è in realtà domenica. Durante uno di questi black-out, Steven si risveglia in quello che sembra un piccolo villaggio dove assiste a un rituale portato avanti da un uomo di nome Arthur (Ethan Hawke), che sembra avere il potere di comprendere chi abbia il diritto di vivere e chi, invece, è destinato alla morte.

Quelle che Steven immaginava essere semplici allucinazioni dovute a un disturbo medico simile a quello del disturbo delle personalità, si rivelano invece essere ricordi dell'alter-ego che vive dentro di lui. Steven, infatti, ospita nel suo corpo un misterioso uomo di nome Marc che gli rivela di essere l'avatar di un antico dio egizio votato alla vendetta. È così che Steven, timido e impacciato, si trova imprigionato in una storia molto più grande di lui, che richiede sforzi e azioni che l'uomo, forse, non è in grado di fare. Soprattutto quando Arthur si mette sulle sue tracce per rintracciare un manufatto di inestimabile valore.

Moon Knight: tra horror e avventura

Se con WandaVision la Marvel aveva già dimostrato di voler raccontare storie sperimentando con generi inaspettati - come quello delle sit-com - con Moon Knight il famoso studio di produzione ha scelto di affondare le dita nella tradizione orrorifica, creando un prodotto che, sebbene non manchi dei toni scanzonati tipici dell'universo Marvel, assume spesso toni oscuri e spaventosi. La storia di Steven Grant inizia con i toni goliardici di una commedia degi equivoci, ma ben presto il registro narrativo vira su toni più freddi, colori glaciali e un costante sentimento di tensione. Questo fa sì che Moon Knight non somigli a nessun altro prodotto seriale targato Marvel. A venire meno è soprattutto quella sensazione di sicurezza e familiarità: lo spettatore si sente smarrito quanto il protagonista e questo fa sì non solo che aumenti l'empatia, ma soprattutto che l'esperienza visiva passi attraverso numerosi momenti cosiddetti jump scare. Quei momenti, cioè, in cui la suspence è costruita talmente bene e la tensione è così alta che lo spettatore finisce con l'avere paura di quanto si nasconde nelle pieghe del racconto, saltando letteralmente sulla sedia nei momenti più importanti.

Questo non significa assolutamente che Moon Knight sia una serie che "fa paura": sebbene non manchino momenti un po' al cardiopalma, l'uso delle tecniche del genere horror serve soprattutto a rendere la serie un prodotto pressoché completo, che utilizza ogni mezzo a disposizione per creare un universo che non sia solo di intrattenimento, ma che sia anche verosimile. Moon Knight è dunque una serie che si presenta subito come perfettamente calibrata, con un equilibrio e un ritmo che permettono agli episodi di scorrere senza intoppi e senza che l'attenzione dello spettatore venga mai meno.

In questo è da sottolineare anche la costruzione della cosiddetta Quest, la missione che il protagonista è chiamato a risolvere, alla ricerca di oggetti magici e verità nascoste in bella mostra. Ripercorrendo gli stilemi del racconto d'avventura - che i più collegano alla saga di Indiana Jones - la serie diretta da Mohamed Diab e dal team di Justin Benson & Aaron Moorhead unisce ai toni cupi e dark della messa in scena la leggerezza della ricerca e dell'avventura.

Un cast straordinario

A questa ottima costruzione narrativa e visiva si deve aggiungere anche la resa ottimale data dagli attori. Oscar Isaac - visto recentemente in Dune e Scene da un matrimonio - porta sullo schermo una versione moderna e affascinante del topos che guarda al Dottor Jekyll & Mr. Hide e lo fa mostrando le proprie capacità istrioniche nell'interpretare più personaggi che, pur avendo lo stesso volto e lo stesso corpo, riescono ad essere non solo molto diversi ma anche riconoscibili. Basta uno sguardo, una movimento diverso della mano, e lo spettatore riesce a capire subito se davanti ha Steven o Marc, senza bisogno di parole. Se il rapporto tra le due personalità dei protagonisti sembra richiamare un po' quello visto nel Fight Club di Fincher, la resa è senz'altro migliore, perché si basa solo su un unico attore che dimostra cosa sia il talento.

E Ethan Hawke non è da meno, presentandosi con i sorrisi lenti e manipolatori di certi villain che perpetrano il male convincendosi di star lavorando per un bene superiore.

Sebbene sia crudele e violento, assettato di un suo ideale (sbagliato) di giustizia, l'Arthur interpretato da Hawke è così ipnotico che, per un attimo, sembra in grado di modificare anche la morale degli spettatori, di farli vacillare più verso l'oscurità. Ma forse il vero punto della serie è che il limite e il confine tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, non è così netto.

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