«Di errori ne ho fatti tanti, ma il più grosso è stato quello di ritirarmi: dovevo rimanere lì a rompere le palle». La voce narrante del documentario Nanni Ricordi, l'uomo che inventò i dischi, a cura di Roberto Manfredi per Redshift Art and Culture Publishing, presentato nel decennale della morte, è proprio quella del protagonista, il produttore discografico Nanni Ricordi (1932-2012).
Nato nella famiglia di editori milanesi che annoverava fra i suoi autori Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini, Nanni Ricordi divenne un produttore discografico leggendario, a partire dalla creazione in seno alla ditta di famiglia della Dischi Ricordi. L'errore di cui parla si riferisce alla decisione di abbandonare per la seconda volta la Ricordi, dove aveva inventato alla fine degli anni '50 qualcosa che prima non c'era: i cantautori. Alla Ricordi la vecchia gestione era ancora legata a una rigida gerarchia di generi musicali. Spesso sentiva domandare in giro: «Ma che cosa vuole quello?». L'interessato rispondeva: «Voglio solo fare qualcosa di differente: la musica è qualcosa a 360°». Così iniziò a scoprire, a proporre e a produrre una serie di artisti che potevano essere anche autori della musica e dei testi che proponevano: Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Ricky Gianco, Paolo Conte, Ivan Cattaneo, Claudio Lolli, Sergio Caputo...
Il retaggio familiare lo aveva condotto a diplomarsi in pianoforte, a laurearsi in Legge e a onorare il melodramma incidendo con l'etichetta Ricordi deliziose farse e l'allora semi ignota Petite Messe Solennelle di Rossini e tre meravigliose opere complete del grande repertorio: Rigoletto, Lucia di Lammermoor, dove scritturò giovani cantanti diventati poi divi operistici: Renata Scotto, Alfredo Kraus, Fiorenza Cossotto, e la Medea di Cherubini, che ha consegnato alla posterità uno dei ruoli più straordinari della Callas, che per questa sola occasione ruppe il monopolio con la Voce del Padrone grazie all'amicizia che la legava a Nanni, tra i suoi primi ammiratori nelle serate scaligere in cui magari dava scandalo presentandosi con Gino Paoli in golf esistenzialista.
Nel docufilm (dura 95 minuti) partecipano tra gli altri Andrea Bocelli, Eugenio Finardi, Mario Lavezzi, Morgan, la Vanoni, Venditti, Vecchioni, oltre ad alcuni collaboratori come Adriano Aragozzini il quale ricorda che avendo ricevuto dalla Ricordi il rifiuto di dare «anche una lira» a una canzone di Luigi Tenco, si rivolse disperato a Nanni che non vi lavorava più. Dopo averla sentita, Nanni consigliò Aragozzini di farla sentire ad un altro produttore: ebbe un contratto milionario. La canzone scartata era Mi sono innamorato di te.
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