Nei racconti di Eliade il sacro diventa letteratura

Luca GallesiChe la realtà non sia sempre e immediatamente decifrabile è un'affermazione al limite della banalità, dato che il mondo rimane avvolto nel mistero, nonostante i progressi della tecnica. La persistenza di questo mistero, che riguarda, tra l'altro, il significato dell'esistenza, il ruolo dell'uomo nel cosmo e l'eventuale vita dopo la morte, è probabilmente il motivo per cui uno dei più grandi storici delle religioni ha affiancato all'imponente produzione saggistica una altrettanto grandiosa mole di narrativa. Stiamo parlando di Mircea Eliade (1907-1986), nato a Bucarest e docente nelle più prestigiose università del mondo, dalla Ecole des Hautes Etudes di Parigi all'Università di Chicago, dove nel 1985 è stata addirittura istituita la cattedra Mircea Eliade, a lui dedicata. Autore, tra l'altro, di fondamentali studi sul mito, sulla storia delle religioni e sullo sciamanesimo, Eliade riteneva che la saggistica non riuscisse a penetrare fino in fondo la dimensione del sacro, che affronta, quindi, anche nella sua produzione narrativa, come dimostra Dayan e altri racconti, pubblicato dalle Edizioni Bietti (pp. 194 16), che raccoglie, oltre a quello che dà nome al titolo, i due racconti La mantella e All'ombra di un giglioChi ha familiarità con la prosa di Eliade ritrova qui temi e stile familiari: personaggi solo apparentemente semplici, spesso maschere dello stesso autore, e trame che scorrono in avanti e indietro grazie alla sapiente miscela di flashback e anticipazioni. Dayan è il soprannome dato a un giovane matematico romeno, che, come il celebre premier israeliano, porta una benda sull'occhio, forse più retaggio di Odino appeso all'Yggdrasil che della fucilata a un binocolo. Come un veggente, infatti, svela il futuro decifrando il teorema di Goedel e collegandolo al calendario azteco, che annuncia la fine del mondo nel 1987, rivelazione che mette in moto agenti segreti e burocrazia comunista. Anche il racconto poliziesco La mantella è ambientato negli anni della cupa dittatura di Ceausescu, dove l'apparato repressivo entra in azione ogni volta che vengono messe in discussione le certezze della realtà quotidiana.

All'ombra di un giglio, infine, può essere visto come il testamento letterario di Eliade: scritto nel 1982, è ambientato in Francia, tra gli esuli romeni di cui Eliade fece parte, e ruota attorno alla riconciliazione di due amici, che avvenuta, appunto, «all'ombra di un giglio, in Paradiso».

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