Pier Paolo Pasolini e l'identità. Pier Paolo Pasolini e la Storia d'Italia che inevitabilmente innerva tutta la sua letteratura, passando dal dialetto vissuto come prima lingua sino ad arrivare allo sforzo costante di capire il presente passando dal passato.
Questi sono i temi che domani saranno discussi alla giornata di studi organizzata a Napoli dall'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa con il patrocinio del Comitato Nazionale per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini e intitolata «Arte cinema e letteratura: storia e identità nazionale in Pier Paolo Pasolini».
Quello attorno al poeta di Casarsa sarà un dialogo multidisciplinare, che partirà alle 10 nella biblioteca Pagliara dell'Università (e in diretta streaming su www.facebook.com/unisob), con relazioni che spazieranno dalla storia (L'abisso tra corpo e storia. Croce, Gramsci e i conti con l'ideologia) alla letteratura (L'anti-grand tour pasoliniano), dalla storia dell'arte (Roberto Longhi e Pasolini: Masaccio, i manieristi, Caravaggio e un'idea dell'Italia) al cinema (L'Italia profonda al cinema: da «Accattone» a «La ricotta»). Al tavolo dei relatori, coordinato da Alfonso Amendola, docente di Sociologia, si alterneranno sino alle 17 lo storico dell'arte Stefano Causa, lo storico del cinema Augusto Sainati, lo storico Eugenio Capozzi, gli italianisti Guido Cappelli, Nunzio Ruggiero, Carlo Vecce e Paola Villani e i giornalisti Alessandro Gnocchi e Antonio Tricomi.
Tra gli interventi segnaliamo l'interessante «La pelle del popolo: Malaparte e Pasolini» di Guido Cappelli. Mostra il legame sotterraneo e poco esplorato tra la poetica di Curzio Malaparte e quella di Pasolini. Per Cappelli sono entrambi: «testimoni/interpreti di quella crisi epocale che sta culminando, qui (in Occidente) e ora (nel tempo della guerra), nel caos biopolitico e postdemocratico, con la terza guerra guarda un po' che incombe. Crisi epocale, non altra è la diagnosi di entrambi. Il primo è figura o prologo del secondo: se l'uno è il testimone/interprete della sconfitta nella guerra mondiale, l'altro lo è della sconfitta nel dopoguerra insieme colgono l'esito culturalmente e moralmente devastante di quelle sconfitte».
Lo storico Eugenio Capozzi nel suo intervento sviscera il complesso rapporto in Pasolini tra la Storia e l'ideologia (marxista): «un poeta interiormente combattuto tra l'impulso a portare il buio seme della storia profonda e della cultura popolare italiana nella luce del riscatto sociale e politico, sotto la guida del nume protettore incarnato dal fondatore e martire del Pci, e la crescente convinzione che si sarebbe trattato di uno sforzo inutile e mal posto, in quanto la ricchezza di quella
storia e di quella cultura stavano proprio nella loro diversità irriducibile, nella loro ostinata refrattarietà a essere inseriti organicamente negli schemi di un pensiero razionalista, illuminista, storicista, progressista».
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