The Pills «fannulloni» al cinema

Pedro ArmocidaÈ sempre un privilegio fare un film su se stessi. E, a differenza del titolo, Sempre meglio che lavorare, per i suoi autori, The Pills (al secolo Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini), è un frutto meritato del loro lavoro. Tre ragazzi quasi coetanei, sui 29 anni, i quali cinque anni fa con video in bianco e nero con loro stessi intorno a un caffè di un tavolino in cucina hanno sfondato su Youtube il muro del milione di visualizzazioni. Un fenomeno che non poteva passare inosservato prima a Matteo Rovere, cineasta e produttore con Andrea Paris, che dal web li ha portati come autori su Rai Due con Zio Gianni, e ora sul grande schermo insieme a Pietro Valsecchi, il produttore del Re Mida Checco Zalone che, come Gianni Morandi, è un loro fan della prima ora. Uscirà infatti giovedì prossimo in 350 sale la loro opera prima, The Pills - Sempre meglio che lavorare, appunto, in cui i The Pills interpretano loro stessi, tre amici che si conoscono fin da piccoli e che ora alla soglia dei 30 anni si ritrovano senza arte né parte soprattutto perché, in fondo, non gli va di fare nulla. «Quando abbiamo deciso di fare il film - dice Luigi Di Capua - volevamo fare la cosa più onesta e più autobiografica. Siamo rimasti quei tre laureati che non trovavano lavoro e si sono messi a fare le cose che li divertivano: Luca voleva essere regista, io sceneggiatore e Matteo rapper». Così eccoli alle prese con una storia che vuole essere un romanzo di formazione postmoderno, e che dal quartiere romano del Pigneto parla all'Italia tutta.

Con un racconto pieno di citazioni cinematografiche (da Fight Club a Tarantino) e con una scelta delle musiche che va da Calcutta a I Cani. Fino a Margherita Vicario che però non canta ma interpreta la dolcissima Giulia.

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