"Chiudi il becco, Elisabetta". Il principe Filippo non ne faceva passare una

Il principe Filippo ha vissuto un'esistenza straordinaria, piena di aneddoti ed eventi che persino una biografia farebbe fatica a contenere

"Chiudi il becco, Elisabetta". Il principe Filippo non ne faceva passare una

Con la morte del principe Filippo si è chiusa un’epoca. Se ne è andato uno spirito anticonformista, politicamente scorretto, talvolta un po’ troppo sopra le righe, ma esilarante e, soprattutto libero. Filippo il discreto, un po’ Grumpy Cat versione umana, un po’ “Cavaliere Nero” di Gigi Proietti, ha avuto una vita difficile e avventurosa. Forse la sua indole refrattaria nasce proprio come risposta a un’esistenza che non è stata sempre benevola con lui.

Nato sul tavolo della cucina, salvato da una cassetta di arance

La vita del duca di Edimburgo è stata travolgente quanto un romanzo d’avventura. Fin dall’inizio. Il piccolo Filippo nacque a Corfù, nella villa di famiglia di Mon Repos. Sul tavolo della cucina (avete letto bene, anche se alcune fonti parlano del tavolo della sala da pranzo). Filippo era il quinto e unico figlio maschio del principe Andrea di Grecia e Danimarca e della principessa Alice di Battenberg, nipote di re Giorgio I (il nonno) e del successore di quest’ultimo, Costantino I (quindi zio di Filippo). La famiglia del futuro duca di Edimburgo fu costretta a fuggire quando la Grecia venne dilaniata dalla guerra greco-turca (1919-1922). Filippo, che all’epoca era poco più di un neonato, venne trasportato sulla nave da guerra britannica HMS Calypso su un cassetta delle arance adattata a culla e portato in salvo in Francia e, in un secondo tempo, in Gran Bretagna.

Alice di Battenberg, una donna sfortunata

La madre del principe Filippo, Alice di Battenberg, fu una personalità complicata, dalla vita travagliata. Bisnipote della regina Vittoria per parte di madre, Alice, che aveva un temperamento incline al misticismo e alla spiritualità, si convertì alla Chiesa greco-ortodossa nel 1928. E lì cominciarono i guai. Le venne diagnosticata una schizofrenia paranoide che la portò dritta dritta in un manicomio svizzero. Sigmund Freud ritenne che il suo squilibrio fosse di natura sessuale. Purtroppo, per cercare di porre “rimedio” alla sua malattia, Alice venne sottoposta a una sterilizzazione forzata (meglio non commentare i metodi dell’epoca) che le portò solo una menopausa precoce. Alice, comunque, riuscì a riprendersi e scelse di dedicare la sua vita ai poveri, viaggiando per l’Europa e fondando un ordine di suore ortodosse.

Filippo e il nazismo

Durante la Seconda Guerra Mondiale il principe Filippo, che combatteva con la Raf, vide tre delle sue quattro sorelle sposare degli ufficiali nazisti. Questi matrimoni saranno una macchia nella vita del duca di Edimburgo e per poco non pregiudicheranno il matrimonio con Elisabetta. A re Giorgio VI, infatti, Filippo non era poi così simpatico anche a causa di questa vergogna familiare. Anche Alice di Battenberg fu delusa da quelle unioni. Tornò ad Atene e si dedicò ad aiutare gli ebrei vittime della sciagura nazista. Pensate che ne nascose alcuni nel sottotetto della sua casa, diventando un bersaglio per la Gestapo. Alice, però, era sorda dalla nascita, a causa di un difetto congenito e sfruttò questo svantaggio per non rispondere all’interrogatorio dei tedeschi. Fu la sua salvezza e quella degli ebrei che proteggeva.

Da Battenberg a Mountbatten

Oggi la royal family inglese porta il cognome Mountbatten Windsor. Entrambi sono nati nel 1917, per nascondere le origini tedesche delle due famiglie che li portavano (imparentate grazie ad antenati comuni come la regina Vittoria). Mountbatten (il cognome di Filippo) deriva dalla modifica di Battenberg. Windsor, invece, è il nome che re Giorgio V adottò, togliendo l’originale Sassonia Coburgo Gotha (che apparteneva al principe Alberto, marito di Vittoria). Quando nacque il principe Carlo e Filippo scoprì di non poter dare al figlio il suo cognome, andò su tutte le furie, sentendosi svilito, annichilito dal potere della moglie. Durante una scenata le avrebbe gridato: “Non sono che una dannata ameba”. Elisabetta, comprendendo la frustrazione del marito, decise di aggiungere il cognome Mountbatten a Windsor. Ed ecco che i due casati si legarono per sempre.

Le radici russe di Filippo

Di solito le parentele nobiliari sono un ginepraio in cui è facile entrare e molto difficile uscire. Sapete che il principe Filippo è imparentato pure con l’ultimo zar di Russia Nicola II? Per farla breve la mamma del duca di Edimburgo era nipote dell’ultima zarina Aleksandra Fёdorovna, mentre il papà era un discendente dei Romanov. Infatti, quando nel 1993 vennero rinvenuti i presunti resti della famiglia di Nicola II, assassinata nel 1918, Filippo concesse un campione del suo DNA per le comparazioni, contribuendo alla risoluzione di un mistero lungo quasi un secolo.

Filippo, il principe innovatore

Il principe Filippo fu lo spirito modernizzatore della royal family. Oltre a ottenere che il suo cognome venisse trasmesso ai figli, coniò il termine “Firm”, ditta, per riferirsi al casa di Elisabetta. Ma questo è niente. Il duca di Edimburgo introdusse il telefono a Buckingham Palace. In questo modo sostituì i vassoi d’argento su cui i valletti traghettavano, da una parte all’altra del Palazzo, i messaggi scritti a mano dalla Regina. In realtà pare che l’abitudine di scrivere “pizzini” non sia del tutto scomparsa. I Windsor la userebbero ancora, soprattutto Elisabetta, ma è innegabile l’utilità del telefono. Filippo fu il promotore della costruzione della Queen’s Gallery, che ospita le pere d’arte di Buckingham Palace. Ebbe anche l’idea, infausta, del documentario sulla royal family del 1969, ma quest’ultimo dettaglio faremo finta di dimenticarlo.

Lilibet, chiudi il becco

Filippo era anche l’unico essere vivente in tutto l’universo che potesse permettersi di mettere a tacere la Regina. Si racconta che, un giorno, mentre il duca e la sovrana erano in macchina, quest’ultima intimò al marito di rallentare. Vedendo che il suo ordine non veniva eseguito, Elisabetta si arrabbiò. Filippo, allora, le disse: “Se non chiudi il becco, ti faccio scendere”. E la sovrana lo chiuse. Ora, facciamo tutti i discorsi sul maschilismo e sul femminismo che volete, ma così è se vi pare.

Lamenti funebri

Avrete senz’altro letto che il duca di Edimburgo era considerato una “divinità” presso due tribù, quella di Yaken e quella di Yaohnanen, del sud dell’Isola di Tanna, nell’arcipelago delle Vanuatu (Oceano Pacifico). Questo popolo sta piangendo la morte del suo “dio” (messa così pare una nota canzone di Guccini). Le cerimonie funebri e i lamenti in onore di Filippo si stanno svolgendo proprio in questi giorni a Tanna, secondo riti ben precisi che prevedono danze rituali ed esposizione di immagini del principe. Le tribù berranno anche la bevanda tradizionale, "kava", fatta con le radici della pianta omonima. I capi dei villaggi hanno inviato le condoglianze alla regina Elisabetta, scrivendo che"l'anima di Filippo continuerà a vivere". Le celebrazioni per il lutto dureranno per diverse settimane. Queste popolazioni credono che lo spirito di Filippo stia vagando in cerca di una nuova dimora.

Se ci sono esperti di storia delle religioni o antropologi all’ascolto, sarebbe curioso chiedere cosa ne sarà ora del Prince Philip Movement, il culto dedicato al marito di Sua Maestà. Questa venerazione continuerà? In che modo? Si parla addirittura di una sostituzione, ovvero Carlo o William potrebbero prendere il posto del "divino" Filippo.

Il capo del villaggio Yaken, però, frena gli entusiasmi e afferma: "Lo spirito del principe Filippo ha abbandonato il suo corpo, ma continua a vivere. È troppo presto per dire dove deciderà di risiedere". Chissà se la tribù ritiene che l’anima di Filippo sia tornata tra le montagne da cui, secondo la leggenda, proviene.

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