Quegli "Amores" meravigliosi fra letto e (grande) letteratura

Barbara Alberti, che da anni risponde a lettere di cuori infranti, parla di vita, relazioni e storie. Senza pietà

Quegli "Amores" meravigliosi fra letto e (grande) letteratura

Io la conosco da vent'anni Barbara Alberti, ma la leggevo a diciotto anni, avendo capito subito che lei e Aldo Busi erano i più importanti scrittori a cui riferirmi. Tra loro invece niente, a fine anni Ottanta uscì Delirio, uno dei tanti capolavori di Barbara, e lei sfidò Busi a duello: «leggi una pagina tu, e una io, e vediamo chi è più bravo». Busi rifiutò. Un giorno la fermai per strada, all'iniziò si spaventò, poi lesse il mio primo romanzo e mi chiamò, mi riconobbe un parente dalla scrittura. Da allora siamo amici, e abbiamo una cosa in comune: io sono odiato dalle femministe, lei non è mai citata dalle autrici femministe, perché femminista d'altri tempi, inclassificabile. Dovrebbero sventolarla come un idolo, ma è troppo grande per loro, meglio che la Murgia si confronti con la Valerio e la Valerio con la Tagliaferri e diventare famose per scrivere libri con la schwa.

Il nuovo libro di Barbara si intitola Amores, edito da HarperCollins Italia (pagg. 272, euro 17), ma non è un semplice libro. È un piccolo gioiello di racconti, aneddoti, storie di letteratura e di vita, un mini Fratelli d'Italia arbasiniano ma barbalbertiano, e parla d'amore ma non solo d'amore, della vita tour court. Ma d'altra parte cos'è la vita senza amore? Già l'incipit della prefazione, della stessa autrice, basta a presentarlo: «Rispondo alle lettere d'amore dai tempi delle lettere di carta, portate da lenti treni, coi francobolli leccati da lingue lontane. E dopo trentaquattro anni, più passa il tempo e meno ne capisco: perché gli esseri umani fanno di tutto per essere infelici? Poi dicono che sono depressi - lo credo! Stai con chi non ami, vai a letto con chi non ti piace, e vorresti pure essere allegro?».

Sorella d'Italia, mia amata parente strettissima, Barbara non ha griglie, schemi ideologici, e neppure pietà. Nessuna lagna come le femministe d'oggi. A ogni pagina vi racconta un mondo, ogni riga è un aforisma, spaziando dalle mistress («Gli uomini picchiano le mogli gratis, poi vanno a farsi picchiare a pagamento. O sotto, o sopra. Alla pari proprio non ci fanno stare») alla letteratura di chi, prima di scrivere sublimi romanzi, ha letto tanto e può parlare da pari a pari con D'Annunzio, Tolstoj, Picasso, Umberto Saba, Marilyn Monroe e tanti altri personaggi che non sono descritti: Barbara li diventa, come dovrebbe fare ogni scrittore.

Maschi o femmine che siano, per lei non c'è differenza, «sono una scrittrice, quindi non ho sesso, un giorno posso essere maschio, un giorno femmina». D'Annunzio non si fida, non vuole che parli di lui perché la crede femminista, «è di sicuro prevenuta verso di me, mi crede uno sciupafemmine volgare, mi detesta senza magari aver mai letto un mio rigo». Ma D'Annunzio si sbaglia, e tra le tante incarnazioni troverete la biografia più breve e esaustiva mai scritta su D'Annunzio, un dialogo serrato, tanto realistico quanto incantato.

D'Annunzio, a un certo punto, lascia parlare Barbara, che ribalta ogni giudizio e pregiudizio, raccontandoci un Vate politicamente corretto: «Tolstoj mette sempre la donna dalla parte del torto (o del ridicolo). D'Annunzio no, D'Annunzio è leale con la donna. A Giuliana, la moglie de L'innocente, non viene mai sottratto il fascino erotico, per quanto domestico. La pretesa dannunziana di essere molti uomini, ovvero un uomo totale, era legittima, e la sua opera lo prova. Ci sono tanti D'Annunzio quanti non potremmo contarne se leggessimo cento volte le sue pagine». Spietata invece con Tolstoj, «i suoi personaggi femminili sono tutti mostri, Anna Karenina finisce sotto un treno, e le sta bene». Non poteva mancare l'amatissimo Majakovskij, che è anche protagonista di un romanzo di Barbara, edito da Marsilio, altro capolavoro. «Ti resuscito, ho detto che ci vuole? Mi metto subito a scrivere la tua storia. Così scrissi Gelosa di Majakovskij. Come nell'adolescenza si cerca l'amore nei libri, che nella vita si sta freschi».

Ma oltre a queste formidabili evocazioni, dentro Amores ogni cliché viene disintegrato. C'è una Barbara che elogia la gatta morta e dice: «Non sono invidiosa. Voglio solo le cose per me. Io so che tutto è mio, e lo pretendo. Se vedo un bambino che lecca un gelato mi sembra lo abbia rubato a me. Che vuol dire, non desiderare la roba d'altri? Io desidero solo quella. Se vedo un uomo che guarda una donna quello sguardo lo voglio su di me, e sono capace di tutto per averlo». C'è una Barbara che comprende le ragazze attratte dagli uomini maturi: «Anche a me piacevano i vecchi. Per quel patto delinquente, indicibile. Mica i vecchi importanti: peggio ridotti, meglio era. Le ragazze hanno sempre fatto follie per gli uomini maturi. Cosa piace in loro? Che valorizzano la propria gioventù, mai si sentiranno così giovani».

Impossibile citare tutto perché in ogni pagina ci sarebbero venti citazioni da fare, al contrario degli autori stregati da Strega dove non ne trovi una decente in tutti i loro romanzi.

Insomma, miei cari lettori, non perdete questo viaggio funambolico dagli amori ai massimi sistemi, come il libero arbitrio: «Il libero arbitrio è una burla. Ma quale libero, se l'unica cosa che posso desiderare - non morire mai - è impossibile? Io non voglio morire. Ho paura. Non-essere. Essere stati». Immortale.

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