Nonostante su Netflix ci siano numerosi e sconvolgenti documentari, Rapita alla luce del sole è di sicuro il più scioccante presente in catalogo.
Rapita alla luce del sole racconta una storia vera, una storia di manipolazione, rapimenti e abusi, che coinvolge una famiglia per diversi anni.
Parliamo della famiglia di Bob Brobergs, il fioraio della città e di sua moglie Mary Ann, una coppia felice con tre figlie. Tre ragazze vivaci tra cui spicca Jan, definita dal padre come un vulcano, sempre in movimento e allegra. I Brobergs sono brave persone, membri della Chiesa mormone della città di Pocatello, sempre ben disposti e aperti con il prossimo. Forse troppo. Ma al tempo stesso sono anche impauriti dal giudizio della proprio comunità. Siamo in Idaho e sono gli anni ‘70, Pocatello è una classica cittadina americana di periferia, dove nessuno chiude le porte di casa, tutti si fidano di tutti, e i bambini la mattina escono di casa gridando “sarà una giornata fantastica!”
Il vicino dei Broberg è Robert Berchtold ed ha un piano ben preciso. Come prima cosa si insinua tra i Broberg, vuole essere l’amico di famiglia. E ci riesce. Diventa una presenza fissa in casa loro, uno zio acquisito. In particolare mostra interesse per Jan, la più esuberante delle figlie del buon Bob. In casa Brobergs, Robert Berchtold è chiamato semplicemente “B” e con il tempo si guadagna la fiducia dei genitori di Jan, tanto da affidargli la figlia per andare a vedere i cavalli al maneggio.
Ed è così che si realizza il primo rapimento della bambina. Per quanto già incredibile la situazione questo è solo l’inizio. Nel documentario le interviste raccontano di un vero e proprio lavaggio del cervello da parte di “B” che coinvolgerà gli alieni, la distruzione di un pianeta, un finto agente della CIA, l’assurda infatuazione di Mary Ann per “B” e il rapporto sessuale tra questo ed entrambi i genitori. Una famiglia in una sorta di psicosi collettiva ed in balìa di un uomo, che nonostante quello che ha fatto, riesce comunque ad avvicinarsi a Jan e a frequentare assiduamente la madre di lei.
Le confessioni che fanno i genitori di Jan alle telecamere in un primo momento fanno rimanere incredulo lo spettatore, poi lo fanno inveire contro lo schermo chiedendosi come sia stato possibile credere a tutto quella che diceva Robert Berchtold, ma soprattutto come hanno potuto farlo più volte. Di sicuro c’entra l’eccessivo coinvolgimento nella Chiesa mormone - poco approfondito - e l’ingenuità, ma ciò non è sufficiente per spiegare il loro comportamento.
Sotto l’aspetto espositivo si trovano gli elementi “negativi” di questo documentario. Rapita alla luce del sole si svolge in un unico atto, con un’ora e mezza di racconto e a fronte dell’assurda storia che si vede, non ha la pregevole esposizione di Conversation with a Killer: The Ted Bundy tapes o più episodi che ne fanno una docuserie dettagliata come per The Staircase.
Tuttavia, se fosse stata una docuserie come queste ultime, Rapita alla luce del sole sarebbe
stata difficile da vedere. Bisogna ammettere infatti che già un’ora e mezza di questa storia è sufficiente, difficilmente si potrebbe sostenere una visione di più episodi da un’ora ciascuno di questa incredibile vicenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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