Richard Ford, l'America delle occasioni perdute

Nelle nuove storie del grande scrittore rimpianti e rassegnazione di una generazione

Richard Ford, l'America delle occasioni perdute

Scusate il disturbo: il titolo del nuovo libro di Richard Ford è molto esemplificativo di quello che il grande scrittore americano esprime nei racconti di questa raccolta, in uscita per Feltrinelli (pagg. 288, euro 18; trad. Vincenzo Mantovani). Sono nove racconti - due dei quali potrebbero essere dei romanzi brevi - accomunati da un senso di nostalgia: trascorsi gli anni migliori delle loro vite, i protagonisti di quest'ultimo Ford sono per la maggior parte rassegnati ai loro destini, occasionalmente autocommiseranti, anche se mai amareggiati.

Nonostante tutti i problemi, vivono la serenità della classe media: molti di loro sono avvocati, un alter-ego che Ford, sempre rammaricato per aver abbandonato la Facoltà di Legge, indossa come una giacca comoda. È un romantico nel cuore, anche se tende ad annegare i desideri dei suoi personaggi in dettagli sulle loro carriere e stili di vita: country club dei golf, circoli di lettura, divorzi, amanti persi.

Oltre ad avvocato mancato Ford per molti anni è stato un agente immobiliare, esattamente come Frank Bascombe, suo alter ego in molti suoi romanzi. Proprio l'invenzione letteraria di Frank Bascombe ha permesso a Richard Ford di tradurre il fallimento in successo letterario: scrivere degli esseri umani e dei loro inganni con immancabile acume pur rimanendo consapevole dell'assurdità che la vita comporta.

Vincitore del Premio Pulitzer nel 1996 con Indipendence Day, oggi, a 76 anni, in questo Scusate il disturbo racconta la libertà di aver visto molte cose e di essere sopravvissuto. Racconta soprattutto l'incapacità degli altri di capire. Eppure Scusate il disturbo non è un libro deprimente: sono racconti caratterizzati da una maestosità fatiscente e da scarne descrizioni della fragilità umana che offrono un inaspettato tipo di conforto, o almeno consolazione.

Quando la prestigiosa rivista Granta pubblicò un numero speciale sul «Realismo sporco» americano nel 1983, Richard Ford era una delle sue giovani stelle, scrivendo una storia di assegni scoperti e auto rubate. Negli anni che seguirono, i personaggi di Ford, insieme alla generazione del «Baby Boom» (Ford è nato nel 1944), crebbero fuori dalla piccola criminalità e verso il benessere. Ford divenne un cronista del sublime suburbano, specialmente nei suoi quattro romanzi di Frank Bascombe analizzando le ansie dell'alta borghesia: l'avidità di beni materiali, i rapporti d'amore sempre in bilico, il divorzio. Lungo la strada, la vita americana è diventata, nella visione di Ford, considerevolmente meno sporca. Negli anni la sua narrativa riflette «come il passato impatta sul presente e lo influenza», soprattutto nella tetralogia che descrive l'età del suo Frank Bascombe dai trenta ai sessant'anni, senza mai abbandonare un umorismo nero e uno spirito filosofico che in questa raccolta diventano inchiostro: nero su bianco le paure, le ombre, i frammenti di libertà non più «condizionata» dagli eventi ma da una metafisica che annuncia l'attesa della morte come un dramma ma il morire come una commedia. Come il romanzo che sta scrivendo Be Mine - ha già composto 100 pagine - che vede il suo eterno protagonista, Frank Bascombe, affrontare una malattia mortale.

I racconti di questa raccolta che abbiamo letto in originale - hanno come protagonisti uomini di una certa età quasi accecati da schegge di vita che riflettono su «come è successo di crescere» sino a che «un bel giorno non sei più quello che eri stato».

I racconti sono tutti caratterizzati dal passaggio improvviso dei protagonisti dal bordo dell'innocenza al vago paesaggio dell'esperienza, quando si crede che crescere significhi essere «inaspettatamente più liberi» se «solo la vita si rivelasse così semplice». Ambientati in varie regioni del Nord America, sono pregni di atmosfere irlandesi: Ford ha l'Irlanda non solo nelle origini ma anche nel cuore, tanto che voleva ritirarsi ad abitare proprio in Irlanda e i racconti sono ricchi di citazioni, a partire dal titolo originale Sorry for your trouble, che è un modo di dire irlandese durante il lutto di in funerale.

Leggendo i racconti la sensazione è spesso che siano frammenti destinati a romanzi mai pubblicati, anche se funzionano ugualmente, soprattutto grazie ad una scrittura che in Ford non abbiamo mai letto così asciutta, così dritta al punto. Come ci conferma anche il suo scopritore in Italia (il primo che ha insistito per far pubblicare, insieme a Monica Landi, oggi in Guanda, il suo Rock Springs da Feltrinelli, malgrado il diniego di molti editori italiani) oltre che suo storico traduttore, Vincenzo Mantovani: «Lavorando a questi racconti, rapportandomi direttamente con lui, sempre gentilissimo, ho notato proprio la sua prosa asciutta e stringata, con uno stile più secco del solito ed ho imparato grazie a questi racconti che qualsiasi difficoltà, anche la più insormontabile, se affrontata a piccoli passi, la si supera. Sembra un luogo comune, ma la grandiosità di Ford è farcelo capire e applicare davvero nella vita». Molti hanno paragonato questi racconti allo stile di Joyce, forse per le atmosfere irlandesi, ma nulla di più lontano. Se proprio si vogliono cercare le fonti di questi racconti alla mente vengono più Edna O' Brien o John Banville. Anche se il vero ispiratore è nascosto nel titolo.

Il titolo originale sembra essere riassunto dai versi della novella di Samuel Beckett Worstward Ho: «Desidero che tutto vada. Vana nostalgia, che vana nostalgia. Sì, vanno tutti avanti, nella penombra». Quella penombra esistenziale dei protagonisti dei racconti di Ford e lo stile asciutto proprio di Beckett.

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