Ritardi, tv, mummie. E lezioni di Noia

Saviano fa sbadigliare, Rifkin sgrida il pubblico: gli incontri da bocciare

Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro
Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro

da Torino

Breve ma forse non inutile elenco di alcune cose (evitabili) viste e sentite al Salone del libro.

SI È PERSO UN PADIGLIONE

Dato il boom di richieste, alcuni editori erano rimasti fuori e l'organizzazione li ha fatti rientrare dal cortile. Creando 1500 mq raggiungibili dal padiglione 3, che in breve sono diventati un ghetto non segnalato e irraggiungibile, il «padiglione degli ultimi», il 4. Alcuni minacciano di chiedere i danni, parte la polemica, locale e nazionale. Che cosa risponde il Salone? Che li ha sponsorizzati «al massimo»: con un pop up sull'app, con cartelli in più, con lo spostamento del Caffè letterario dal 2 al 4, con un «punto food con dehors», con una tappa apposita del «giro scolaresche». Ma soprattutto con un post del direttore Nicola Lagioia a suo proprio nome. Accipicchia.

QUATTRO IN CONDOTTA

Le condizioni dettate ieri alla Sala azzurra per ascoltare Jeremy Rifkin e il suo racconto di un «nuovo» modello di economia collaborativa hanno toccato momenti di ridicolo: «Il relatore non vuole che si entri in ritardo. Non vuole nessuna persona in piedi. Non vuole che si esca prima della fine». E non vuole che si parli, visto che personalmente zittisce stizzito un signore in prima fila che si è permesso un commento con la vicina di sedia. Un'ora di modellizzazione dell'esistente conclusa con un monito all'Italia: Mi frustrate: avete il tasso di creatività pro capite più alto del mondo e non riuscite a sbarazzarvi di una politica disfunzionale creando le vostre communities. Bocciati e felici.

LA STRANA COPPIA

Da qualche anno Fabio Volo fa presentazioni in coppia con il linguista Andrea Moro. Col tempo però la formula, stile «il braccio e la mente», ripetuta anche a SalTo18, ha generato mostri: Moro è appassito e fa ormai fatica a infilare un concetto memorabile, mentre Volo, tra i due, sembra il vero scienziato.

UN GIORNO TUTTO QUESTO

Con manifesto e slogan rivolti alle generazioni future, ci si aspettava che SalTo18 avesse trovato il modo di sposare teenager e Millennial con i libri della loro vita. E invece l'incontro in cui si è rilevato il più alto tasso emotivo è stato «Rivoluzione Youtuber», per celebrare il libro in cui le webstar si confessano. Applausi, risate, commozione, insomma vita su Marte: gli Youtuber erano più veri, coinvolti e meno prevedibili di tanti scrittori mummificati, che invitiamo a prendere lezioni di realtà e di presentazione libri dagli influencer digitali.

MA LE SERIE TV?

Sala gialla esaurita sabato e un ritardo di 40 minuti sull'orario d'inizio (ma è stata la regola del Salone, ritardi ovunque, 40 minuti anche per Travaglio, Michele Serra 45, e nessuno si scusa): alla fine però Saviano arriva (si era attardato a fare due chiacchiere con Laura Boldrini), per parlare di serie tv (dopo Gomorra, lui dovrebbe essere un esperto di serie A). L'esordio fa tenerezza: il suo rapporto d'amore con le serie tv è iniziato con Arnold e ha passato l'infanzia a desiderare il suo letto a castello. Il seguito fa colpo di sonno: negli anni '80 tutto era droga, disimpegno e cartoni giapponesi; l'intrattenimento funziona perché è comprensibile, perché non lo diventa anche la saggistica?; le serie prevedono sempre lo scontro tra bene e male: solo Gomorra è diversa: prevede lo scontro tra male e male. Qualcuno sbadiglia. E così, dal nulla, Saviano passa a parlare di governo, Salvini, Rai. Qualcuno esce. Una noia seriale.

SIAMO TUTTI TRONISTI

Premesso che l'incontro dedicato a Game of Thrones è andato bene (Sala rossa strapiena, pubblico caldissimo, quizzone sui personaggi con vincita libri in diretta), l'entusiasmo dei relatori è andato oltre: la serie di George R. R. Martin è stata omaggiata come il più grande classico del Novecento, figlia dell'Odissea, cugina dell'Eneide, amica di Shakespeare, compagna di banco di Tolkien. E quindi must intellettuale di riferimento.

La ciliegina sulla torta l'ha messa l'intervento di Rosa Polacco: «Mi chiedo: Daenerys Targaryen, madre dei draghi, sarebbe di destra, di sinistra o populista come incarnazione del superamento degli schieramenti? E come vivrebbe il MeToo? Mai vorremmo vederla a casa a pettinare draghi, cucinar stufato o aggiustare calzari». L'inverno sta arrivando, per la letteratura.

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