Amadeus: "Sarò un playmaker per fare canestro sul palco dell'Ariston"

Il presentatore vuole un «Sanremo corale». Fiorello? «Per lui porte aperte»

Amadeus: "Sarò un playmaker per fare canestro sul palco dell'Ariston"

Quando ha ricevuto la notizia l'altro ieri mattina era in un parco di Madrid e stava noleggiando un monopattino con suo figlio Josè. In vacanza con la moglie Giovanna e l'altra figlia Alice. Anche un po' deluso per non aver ricevuto ancora quella chiamata. «Quando ho visto sul telefono - racconta Amadeus - il numero di Salini ho pensato che ce l'avevamo fatta». E, infatti, l'amministratore delegato della Rai gli ha proposto di condurre Sanremo e di esserne anche direttore artistico. Una designazione che ci si aspettava da settimane e l'attesa aveva provocato un po' di stupore tra gli addetti ai lavori. Comunque ora è felice, ma non si scompone: sta già pensando a come imbastire questo Festival che facendo cifra tonda, 70 anni, sarà ancora più importante.

Dunque, Amadeus, ti è venuto un colpo quando ti hanno chiamato?

«Certo mi sono emozionato, perché un conto è immaginare una cosa e un conto viverla. Ma io sono uno con i piedi per terra, non sono nervoso e neppure agitato perché mai avrei mai pensato di affrontare un'esperienza del genere se non avessi la consapevolezza di poter costruire qualcosa di bello. Sono stato molto contento di sentire tutta la Rai intorno, mi hanno chiamato tutti i dirigenti. La data del 2 agosto non la dimenticherò mai...».

Però, sembrava che, anche a questo giro, non toccasse a te..

«Me ne sarei fatto una ragione. Sono fatalista. Avrei pensato che non era il momento giusto e che avrei avuto un'altra possibilità. Cerco sempre di fare al meglio il mio lavoro e dimostrare che, se mi scelgono, fanno bene».

Ma sei rimasto un po' male quando la chiamata non arrivava?

«In effetti, passata la presentazione dei palinsesti Rai e arrivati a fine luglio, qualche domanda me la sono posta. Però, avevo tante cose importanti per la mia famiglia da fare: il matrimonio in Chiesa con Giovanna, il trasferimento in Spagna per lavoro di mia figlia Alice, dunque sono partito e mi sono messo il cuore in pace. Stavo appunto al parco del Buen retiro...».

Oltre a un coronamento della tua carriera è anche un risarcimento per gli anni bui in cui non lavoravi più, quando uscito da Mediaset, non ritrovavi spazio in Rai...

«Sì, ma le esperienze negative ti insegnano sempre qualcosa. Mio padre mi diceva che il bravo fantino è quello che è caduto almeno una volta. Probabilmente se non ci fossero state quelle esperienze negative non avrei raggiunto la consapevolezza e determinazione che mi hanno portato fino a qui».

Ora devi tornare a Roma e metterti al lavoro...

«Ma no, adesso resto in vacanza in Spagna fino a Ferragosto come programmato. Poi torno e convoco subito la squadra, perché io lavoro sempre in gruppo».

E sul groppone hai il peso dei 70 anni della kermesse...

«Infatti: sarà certamente un ingrediente fondamentale il racconto di questo importante compleanno. Ma io ho tante idee in testa, un mix di storia della canzone e di costume italiano e tanti generi musicali. Vorrei un Sanremo con tante persone e tante sorprese».

Ma ci sarà anche una carrellata dei precedenti presentatori per festeggiare?

«Vedremo, certamente sarà un Festival corale, ma ci deve essere un racconto, un'idea. Mi piacerebbe, come faccio sempre nei miei programmi, essere il play-maker di una squadra che dà la palla giusta per fare canestro».

Ci sarà, in qualsiasi modo o versione, Fiorello?

«Vedremo, so che ci teneva tanto che lo presentassi io. Lui ora è molto impegnato con il nuovo ruolo per RaiPlay, ovviamente per i grandi come lui le porte sono sempre aperte».

Invece ti ha dato un po' fastidio che circolasse il nome di un esterno Rai come Alessandro Cattelan in alternativa al tuo?

«Ma no, ripeto. Se avessero scelto un altro al posto mio vuol dire che sarebbe stato giusto così. E, lo giuro, non ne sarei stato geloso».

Qual è stata la tua edizione preferita?

«Un po' tutte. Io sono un appassionato spettatore del Festival. Lo guardo da 40 anni, ho cominciato quand'ero bambino a Verona, mi ricordo bene che era un'occasione per stare con i miei nonni. Non me ne sono perso uno, da quelli di Baudo fino a quelli di Baglioni. E non riesco neppure a trovare critiche, cerco le canzoni che mi piacciono di più, osservo le mise dei cantanti e degli ospiti, tutto».

Sarai anche impegnato come direttore artistico...

«Certo e mi sembra fondamentale perché è una grande responsabilità e devi prendertela in prima persona. Spero che arrivino 500-600 canzoni e, insieme alla commissione, le ascolterò tante volte per scegliere le più giuste. Vorrei che almeno una venga ricordata negli anni».

Nelle scorse edizioni si è molto parlato di strapotere di alcune etichette musicali...

«Chi mi conosce sa che scelgo solo in funzione del programma».

La tua canzone del cuore?

«Tantissime. Ma devo dire che quella che mi è sempre restata impressa è Come saprei di Giorgia... vorrei che dal mio Festival potesse uscire un brano di quella potenza».

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