Se Moresco parla con le piante è anche colpa del lockdown

L'isolamento ha accentuato la "marzullizzazione" dello scrittore. Fra domande, risposte e qualche profezia

Se Moresco parla con le piante è anche colpa del lockdown
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Io mi domando come è venuto in mente al governo italiano di chiudere le regioni e imporre il lockdown, con la catastrofica conseguenza che Antonio Moresco è rimasto chiuso in casa, a Mantova, una tragedia. Voglio dire, Moresco già parla da venti anni di genocidio di specie, e degli esseri umani che stanno distruggendo il pianeta, e dell'Occidente che si sta distruggendo da solo, e me lo chiudete in casa? Non sapendo che poi Moresco si mette a scrivere?

Meraviglioso, però, questo libro scritto durante la quarantena: Canto degli alberi, edito da Aboca. Perché Moresco vi parla per tutte le centocinquanta pagine degli alberi murati, quelli che crescono imprigionati dai muri, anzi non solo ve ne parla, ma ci parla proprio, e loro gli rispondono. Va da sé, gli alberi sono saggi, gli uomini sono stupidi. Anche perché qui abbiamo la riprova di un uomo che si mette a parlare con gli alberi.

Tra l'altro è bellissimo assistere, in questi anni, alla progressiva marzullizzazione di Moresco. Antonio Marzullo, per esempio, fissa un albero murato e si domanda: «Di che specie sono? Sono alberi che si spingono dentro i muri o sono muri che si spingono dentro gli alberi?». Chi ci aveva mai pensato prima, potrebbero essere i muri a spostarsi. Sembrano cretinate ma sono cose che ti fanno pensare: sono io che sto scrivendo questa recensione battendo questi tasti con le mie dita, o sono i tasti che si stanno facendo battere dalle mie dita scrivendo per me? Senza Antonio Marzullo non ci saremmo mai posti questa domanda rimanendo nella nostra ignoranza e insensibilità.

Una cosa è certa: l'incontro con un albero murato «è il punto d'incontro delle rette». Le rette? Che rette? Da qui nascono un sacco di domande: «Ma di quali rette? Che cosa mi stai dicendo, cosa sta dicendo a tutti noi l'albero murato con il suo linguaggio muto?». Eh, che cavolo sta dicendo? «È una specie di messaggero? Ma messaggero di cosa? E io chi sono? Che sia anch'io un messaggero?». Certo che sei un messaggero, Antonio! Se non lo sei tu! Il messaggero degli alberi muti, a loro volta messaggeri di saggezza vegetale.

Il messaggero si pronuncia contro «il folle mito di un progresso inarrestabile e orizzontale in un contenitore planetario e atmosferico chiuso», quindi decrescita felice? Stai a vedere che Moresco è pure un grillino. Che male non fa. Oppure no, sta all'opposizione, perché il Covid-19 ha dimostrato che «in una situazione di paura generalizzata è possibile imporre il coprifuoco a un intero Paese, tenendo le persone segregate in casa, perfino con una popolazione individualista e indisciplinata come quella italiana». Ma è anche un profeta apocalittico, Moresco, un nuovo Nostradamus, Nostromorescus, che vi annuncia che «in laboratori segreti e invisibili veri e propri criminali di specie continuano a fabbricare sempre nuovi virus in grado di distruggere l'Altro in una futura e possibile guerra batteriologica». Mai un'accusa alla Natura, come faceva Leopardi, per Moresco è tutta colpa dell'essere umano moderno, non è nuova ma un conto è sentirla dire da Red Ronnie o Eleonora Brigliadori, un'altra da un grande scrittore che parla con gli alberi.

Ma torniamo, appunto, agli alberi, ai quali come San Francesco Moresco continua a parlare (alberi che dimostrano un'infinita pazienza, bisogna ammettere). Moresco li immagina ribaltati, e dunque le radici diventano le chiome, e ecco il messaggio, con annesse domande alle radici: «Ma voi radici sognate? Ma come fate a sognare, se siete delle radici?». (Saranno intelligenti, questi alberi, ma nessuno che dica al messaggero: «a More', ma fatti un po' i cazzi tuoi!»). Già come fanno? Capirei fossero i rami a sognare, ma le radici! Tenendo presente, in ogni caso, che «gli alberi fanno finta di non sapere ma sanno molto più di quello che dicono. Gli alberi sanno tutto». Mi raccomando: non provate a parlare voi con gli alberi perché non sentirete niente, voi non siete messaggeri, ecco perché è importante leggere il libro di Moresco.

Infine un'altra cosa bella di questo gioiellino profetico-apocalittico-marzullian-neurovegetativo è che gli alberi, e di conseguenza tutti i vegetali, le verdure, gli ortaggi, la frutta, sono vivi e vegeti e sensibilissimi, e Moresco, forse senza saperlo, sposa un po' le tesi del biologo Stefano Mancuso sull'intelligenza delle piante.

Piante che sono così illuminate e intelligenti che, direi, è un delitto mangiare. È un modo molto raffinato per togliersi dalle scatole i vegani, che non vorranno di sicuro più strappare da un ramo una povera mela. Anche grazie a Moresco moriranno di fame.

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