Cannes. Il bravo ragazzo di Hollywood arriva sereno in Costa Azzurra. Matt Damon non ha premi da ritirare né competizioni da vincere. È il protagonista di Stillwater, il film fuori concorso firmato da Tom McCarthy, al quale si deve Il caso Spotlight. Nel film Matt Damon è il protagonista Bill Baker che arriva dall'Oklahoma per vedere la figlia Allison, reduce da una detenzione, a suo dire, ingiusta per un omicidio mai commesso. Iniziano proprio da lì le indagini di papà che in Italia usciranno con il titolo La ragazza di Stillwater, probabilmente dopo l'estate. Il regista è uno dei tanti fuoriclasse per i quali Matt Damon ha lavorato e tra cui figurano Scorsese, Ford Coppola, Spielberg, Soderbergh ed Eastwood. Eppure l'unico Oscar l'ha vinto come sceneggiatore di Will hunting - Genio ribelle.
Attore, sceneggiatore, produttore. Come preferisce classificarsi.
«Ho tutte queste anime, non posso negarlo. Ma da quando ho memoria di me ho sempre voluto recitare».
E le ha dato grandi soddisfazioni.
«Senza entusiasmo, farei qualcos'altro».
Però un Oscar l'ha vinto come sceneggiatore.
«Ogni tanto ricordo che sono anche uno scrittore».
E che cosa succede in quel momento.
«Divento più serio, soprattutto torno con i piedi per terra. Ho una squadra di persone che mi aiutano in questo. Dentro di me c'è l'animo meditativo di chi scrive e in questa dimensione prima o poi rientro».
Per tutti, pubblico e colleghi, resta un bravo ragazzo.
«È un'etichetta che mi è stata appiccicata addosso e, onestamente, non ho fatto molto per guadagnarmela».
Ma nemmeno per apparire quello che non è.
«Sono molto noioso. Con me i giornali hanno buttato la spugna. Resa incondizionata. Non sono riusciti a tirarmi fuori nemmeno uno scandaletto».
Perché è un bravo ragazzo.
«Diciamo che ho imparato la disciplina».
Chi è stato il maestro?
«Robert De Niro mi ha colpito. In The good sheperd mi ha lasciato quarantaquattro minuti fermo davanti a una macchina da presa che inquadrava i miei occhi».
Per quale ragione.
«Trovare l'espressione giusta. Lui ha questa capacità e ne sono rimasto folgorato».
Un aggettivo per Clint Eastwood con cui ha lavorato in «Invictus».
«Severo e inappellabile. My God, ne ho detti due».
Fa niente purché li spieghi.
«Sa quello che vuole e lo fa. Contraddirlo o proporre qualcosa però è difficile. Guarda accigliato e sbotta cupo: Why?. Tu ti arrendi e vince lui».
Con Steven Soderbergh ha girato nove film.
«Se lavori con persone di cui ti fidi e con cui vai d'accordo è tutto più semplice».
A proposito. Il punto di svolta della sua carriera.
«Sicuramente Avatar».
Ma come... Lei in quel film non c'era.
«Appunto».
E allora?
«L'ho rifiutato. Mi sembrava una piccola cosa che non avesse bisogno di un personaggio come me. Quando penso a cosa è successo dopo e pure prima».
Si spieghi.
«James Cameron mi aveva offerto il 10 per cento».
Altri rifiuti celebri.
«Il pianeta delle scimmie, sul quale però non ho particolari rimpianti».
Ma ci sono anche i successi, come «Manchester by the sea» anche se in veste di produttore, stavolta.
«Mi ero innamorato di quel libro e ne ho parlato a lungo con Scorsese perché anche lui aveva in mente qualcosa ma mi ha lasciato via libera».
L'amico più caro?
«Ben Affleck. Siamo cresciuti insieme, eravamo vicini di casa e compagni di scuola».
Così il fratello Casey è diventato protagonista proprio di «Manchester by the sea».
«Era perfetto per quella parte. Sembrava cucita su misura per lui. E anche di lui sono amico fraterno».
Infatti gli è riuscita bene.
«Nei personaggi si porta inevitabilmente qualcosa di proprio».
Quali aspettative sorgono nel lavorare con grandi registi?
«L'obbligo di prepararsi molto bene perché nessuno sa mai che cosa ti chiederanno di fare».
Un consiglio a un attore esordiente.
«Cerchi di collaborare con il miglior regista che trova».
Il cinema rischia veramente il collasso...
«Un aiuto potrebbe venire dal mercato dei dvd, oggi scomparso. Potrebbe tornare a colmare molti gap, ma la verità è che occorre molta creatività anche per trovare denaro».
Però qualche passo avanti è stato fatto.
«E vedervi tutti in questa sala è una gioia e un sogno».
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