Alessandro Giuli, che il pubblico del secondo canale già conosce per il programma Patriae, già vicedirettore e condirettore de Il Foglio, già direttore del settimanale Tempi, è autore televisivo, editorialista e scrittore. Ha pubblicato, tra gli altri, il pamphlet sulla destra postfascista Il passo delle oche pubblicato da Einaudi. Da stasera, insieme a Francesca Fagnani, conduce Seconda linea, il nuovo programma d'attualità di Raidue.
Alessandro, ti consideri una seconda linea?
«Naturalmente. Ho una certa esperienza nei talk e un lungo passato nella carta stampata, ma come conduttore di una trasmissione che va in prima serata sul secondo canale non posso che sentirmi tale. Questo mi costringe a cercare di diventare una prima linea».
Il tuo «mandato» è aprire i microfoni a visioni e culture vicine al centro destra e al sovranismo in una rete più indirizzata su questa linea?
«Non esistono mandati. Non è questa la richiesta da parte della rete. Non obbedisco a nessuno, anche se le mie amicizie sono chiare e dichiarate. Non sono messo lì per rappresentare qualche cosa, o per portare la destra fuori dai bassifondi dei pregiudizi culturali Tra l'altro destra e sinistra ormai sono delle categorie che si possono usare per qualunque cosa e per chiunque. La nostra scommessa, invece, è quella di indagare e valorizzare le dissonanze culturali. Il problema non è nostro, semmai degli altri talk che guardano solo da una parte».
Però avete scelto il gioco della doppia conduzione.
«Ma non in un'ottica di contrappesi politici, anzi tra me e Francesca ci potrebbe essere uno stupefacente ribaltamento di ruoli. Comunque la discussione è un dato di partenza per approfondire le tematiche attuali. Io e lei abbiamo visioni diverse, però ridiamo delle stesse cose, anzi la leggerezza è un aspetto fondamentale di questa trasmissione. Non per nulla con noi ci saranno Fortunato Cerlino, il boss di Gomorra che ci parlerà dall'Inferno e Milo Manara, maestro dell'Eros».
Tu come di definiresti culturalmente?
«Un dannunziano. Perché D'Annunzio è l'unica forma di redenzione di una destra che vuole essere una forza politica moderna. E penso pure che l'Italia dovrebbe essere annessa a Fiume, ovviamente nel senso dello spirito di libertà, patriottismo, festa, colore di quell'esperienza».
E come ti senti a ereditare lo spazio
che fu di Santoro?«Dopo di lui, è stato anche di tanti altri. Raidue ha un lignaggio che racchiude tante forme culturali e topografie diverse. Adesso, il nostro tentativo è cercare un punto di vista spiazzante».
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