Don Matteo, l'antico che fa ancora successo

Don Matteo, l'antico che fa ancora successo

Vabbè l'altra sera è ricominciato Don Matteo e contro il prete investigatore non c'è nulla da fare. Altro che stare a parlare, studiare, ragionare sui nuovi linguaggi televisivi, sulle serie made in Usa così moderne, brillanti, attuali, sceneggiate e scritte benissimo. Arriva lui, l'anziano Terence Hill, con sempre la stessa espressione facciale e qualche ruga in più, le stesse vicende su cui indagare, gli stessi personaggi macchietta che gli fanno da contorno (con la novità rappresentata dalla nuova capitana dei Carabinieri Olivieri), gli stessi paesaggi, e puff... ecco che magicamente raccoglie attorno alla sua canonica ben 8.258.000 spettatori e il 30,5% per il primo episodio, 7.083.000 spettatori e il 32,6% per il secondo. Roba da partita di Champions League, e di quelle importanti. Roba che le «fighissime» serie Gomorra, The Young Pope e Narcos, manco si sognano. E chissà cosa penseranno i registi e gli sceneggiatori che stanno cercando, anche per il primo canale, di scrivere fiction più moderne e accattivanti... Boh, forse meglio restare attaccati al Medico in famiglia e al Commissario Montalbano. Il fatto è che Don Matteo è una serie che riesce a catturare l'attenzione di un pubblico di età molto differente, dagli anziani ai bambini, per lui le famiglie si mettono tutte insieme davanti alla televisione.

Ed è molto rassicurante nonostante nella città (è girato a Spoleto) di Don Matteo accadano più omicidi che nella Napoli di Gomorra. In più l'appeal di Terence Hill non accenna ad appannarsi: un giro in bici, la toga svolazzante, il sorriso... e a nanna tranquilli.

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