Al tempo dell'isolamento era difficile amare. E ora forse anche di più

Durante la coabitazione forzata gli affetti sono mutati. Ora però possiamo capire su chi contare

Al tempo dell'isolamento era difficile amare. E ora forse anche di più

Milioni di persone, dopo aver sperimentato l'illusione di una libertà illimitata, si sono trovate improvvisamente costrette a vivere chiuse in casa, di solito con il marito o la moglie o qualche famigliare, e davanti al pericolo della morte. Alcuni nello stesso tempo hanno dovuto chiudere la loro attività o hanno perso il lavoro e sono piombati di colpo nella miseria, e appena finita la quarantena li abbiamo trovati in fila al Monte di Pietà a vendere quel poco che gli resta.

Il lungo periodo di reclusione è stato condiviso con il coniuge e i figli o con un amante, altri lo hanno vissuto da soli.

Per la maggior parte delle persone è stata una esperienza nuova. Per quelli che si sono trovati per due mesi interi da soli, per di più in un minuscolo appartamento, il senso di solitudine è stata una prova molto dura. Se uno era abituato a essere sempre in giro, in mezzo agli altri, ad avere degli amici, anche partner erotici, si è ritrovato e completamente solo, magari malato, senza poter chiedere un aiuto a nessuno.

Ma è stata un'esperienza nuova anche per chi conviveva già. Nel mondo moderno, infatti, la parola convivenza non significa stare sempre insieme. Al mattino i bambini vanno a scuola, gli adulti escono di casa vanno al lavoro, mangiano con altre persone e ritornano a casa la sera, se non si fermano a qualche happy hour. La convivenza continua, il faccia a faccia, il dialogo ininterrotto mostra spietatamente a ciascuno i difetti della persona con cui vive. Quelle abitudini, quelle preferenze, quei residui del suo passato che prima non vedevamo, ma che ora, ripetuti, ci infastidiscono. In molti casi ne nasce un disagio che è andato crescendo col tempo. Abbiamo visto che la nostra mente sopporta con grande fatica, il vuoto, la ripetizione. Inoltre quasi tutti sono abituati a esercitare un grande controllo sui propri impulsi, sui propri scatti di collera, ma sempre per un periodo di tempo limitato. Quando lo si deve fare per ore ed ore, con la stessa persona, arriva un momento in cui si perde il controllo. È quello che accade ai genitori quando, stanchi morti, i figli frignano e loro perdono la pazienza. La coabitazione forzata produce sempre un certo aumento dell'aggressività, anche perché siamo portati a chiedere all'altro le cose che ci piacciono e rischiamo di diventare insistenti.

Le donne sono molto orgogliose della libertà e della parità conquistate e, trovandosi sole a casa con un maschio, finiscono spesso per cucinare e fare i lavori domestici semplicemente perché li sanno fare bene e hanno l'impressione di essere ritornate nella posizione di casalinghe o addirittura di colf, e se ne irritano moltissimo. Vi sono poi sempre delicati problemi sul piano sessuale. Due innamorati possono approfittare di questa clausura per fare una inattesa «luna di miele». Ma in altri casi il desiderio sessuale, che diventa intensissimo quando l'amato è lontano, può diminuire molto quando è con te ogni ora per giorni e giorni, mese dopo mese. Ancora peggio quando uno desidera di più e l'altro di meno o quando uno dei due non prova nessun desiderio.

In tutti questi casi due persone sono portate a domandarsi se si amano veramente. Però nello stesso tempo si rendono conto che nel momento del pericolo, del bisogno possono contare solo su una persona che o ti vuole profondamente bene o ha comunque delle qualità umane e morali elevate. Se è un approfittatore, un dominante, un violento, un mentitore, un insincero te ne accorgi e allora stai veramente male. Una lunga coabitazione forzata può mettere in evidenza qualità, vizi, difetti, forze e debolezze che non conoscevi nell'altro e, se è vero che dopo la forzata coabitazione ci sono molti divorzi, be' altrettanto vero è che due persone possono scoprire che il loro amore era veramente profondo, tenace, e decidere di passare insieme il resto della loro vita. In ogni caso questa esperienza di isolamento e di convivenza, di lotta comune contro un pericolo, se dura a lungo, porta a valutare con accuratezza e obbiettività le persone con cui ci si trova. Se prima bastava una impressione momentanea per dire «sono innamorato» e a pensare di voler stare tutta la vita con l'altro, ora diventiamo più ponderati, più critici.

Inoltre, la grande orgia sessuale che in epoca precedente avresti fatto con il primo che ti piace è finita per paura del contagio, come è accaduto negli anni Settanta e Ottanta con l'HIV. Di conseguenza è probabile che nei prossimi anni, complici lo smart working, una maggiore elasticità dell'orario di lavoro e il ritorno della centralità della casa, ritorni anche l'innamoramento bilaterale e diminuiscano tanto il sesso selvaggio che la dipendenza emotiva.

Il passato non torna mai, ma possono avvenire alcune correzioni della tendenza presente. Per esempio, non siamo sicuri che continuerà a salire il numero dei single confinati in piccoli appartamenti, è più probabile che diventeranno più importanti gli amici, i cenacoli, gli incontri di persone affini culturalmente e politicamente, un fenomeno che oggi si svolge nel web ma che può diventare interscambio umano, reale abitazione in comune, vicinato.

Proprio perché in questa coabitazione forzata ci si è resi conto di avere bisogno di un tipo di socialità molto più elettiva e di persone su cui contare. Non dimentichiamo che l'epoca della globalizzazione è stata anche l'epoca dei populismi, mentre ora è il momento in cui si riformano le élite e questo avviene per piccoli gruppi, per cooptazione.

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