Il thriller-horror “The Rental”: un tranquillo weekend di paranoia

Opera prima dotata di regia elegante, validi interpreti e location d’atmosfera, ma che resta ostaggio di un andamento apatico e di una sceneggiatura incerta

Il thriller-horror “The Rental”: un tranquillo weekend di paranoia

The Rental, debutto alla regia dell’attore Dave Franco e nuovo prodotto targato Amazon Original di questa settimana, è un thriller con sfumature horror che segue uno schema narrativo che più classico non si può, isolando alcune persone in un luogo ameno e lasciandole in preda al lento emergere di tensioni fino ad allora taciute.

Il film presenta due giovani coppie, Charlie (Dan Stevens) e Michelle (Alison Brie), e Mina (Sheila Vand) e Josh (Jeremy Allen White). Tra loro c’è chi è legato da rapporti di lavoro (Mina e Charlie), chi da parentela (i due uomini sono fratelli). Una volta affittato per il fine settimana un favoloso cottage sulla scogliera lungo l'Oceano Pacifico, i quattro hanno modo di riscontrare a più riprese il razzismo del gestore della proprietà (Toby Huss), restio a relazionarsi con quella del gruppo con origini mediorientali, ma l’umore resta alto e il programma quello di bere, sballarsi e, l’indomani, fare una gita a piedi. La complicità che c’è tra due di loro, però, evolve in un errore che rischia di finire sotto gli occhi di chi non dovrebbe, poiché in casa, nel frattempo, si scopre la presenza di una telecamera nascosta.

“The rental” è un tentativo di thriller hitchcockiano che ha nelle performance attoriali e nella location i due punti di forza, ma che scorre in maniera faticosa e lenta. Il connubio di dramma e horror è più evidente nella seconda metà del film, perché prima viene speso il tempo necessario a tessere la precarietà della coesione tra i quattro protagonisti: già nell’incipit sono chiari i desideri proibiti, i demoni interiori e i pregiudizi alla base di attriti già in essere tra le due coppie.

Sono gli stessi protagonisti ad enunciare in maniera fin troppo didascalica i punti salienti del loro passato e quali siano le dinamiche che li vedono in relazione. Attrazioni taciute, sospetti e incomprensioni stanno già cuocendo a fuoco lento e, una volta messi nella pentola a pressione costituita dall’unità di luogo e di tempo, complice la perdita di inibizioni, l’armonia fittizia lascia il posto a una vera resa dei conti.

Tra i personaggi c’è chi nutre dubbi, chi è oppresso da un senso d’inferiorità, chi ne sviluppa uno di colpa, eppure si fatica ad avere a cuore il loro destino, perché la narrazione non sa coinvolgere a livello emotivo.

Quando si affacciano il tema del voyerismo e quello dell’invasione della privacy, il nucleo drammatico del film si surriscalda, ma la sceneggiatura si fa debole, fino ad andare a parare lontano da dove era partita, ossia ripiegando sul sottogenere “horror con psicopatico mascherato”.

L’inventiva in “The Rental” è poca ma almeno non si assiste al solito uso di sangue e trucchetti a buon mercato: la tensione è infatti costruita con un ritmo a dir poco blando ma attraverso scelte registiche eleganti e con silenzi studiati (assai più efficaci dei modesti dialoghi).

Il vapore di una vasca idromassaggio esterna, in notturno, diventa una nebbia sinistra in cui può accadere di tutto, le angolazioni da cui è ripresa la casa ricordano via via una commistione tra il “Grande Fratello” televisivo e la saga “Paranormal activity”, la trama allude al filone di film tipo “So cosa hai fatto”.

Le premesse sono interessanti e l’atmosfera suggestiva, ma siamo lontanissimi dal poter definire “The rental” memorabile o innovativo. Resta un titolo per chi voglia esorcizzare o amplificare, a seconda dell’indole, i pericoli potenziali legati agli alloggi in stile Airbnb (o più in generale all’affitto di case private).

Al momento, messi come siamo, ossia impossibilitati a qualsiasi forma di turismo, di "The Rental" fa forse più paura un’altra allusione, quella al fatto che nessuno conosca fino in fondo se stesso, figuriamoci chi ha accanto.

Disponibile su Amazon Prime Video.

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