Dopo un'emorragia cerebrale e un matrimonio in tarda età, Tinto Brass è finito in causa con i figli, i quali temono che il padre possa disperdere il patrimonio di famiglia. Proprio su loro richiesta, come amministratore dei suoi beni è stata nominata la moglie Caterina Varzi, sebbene la coppia abbia deciso di presentare ricorso.
Da sempre definito il maestro del cinema erotico italiano, a oggi Tinto Brass non può amministrare il patrimonio di famiglia perché i figli, tra cui Bonifacio, hanno chiesto e ottenuto dal giudice che sia l'ex avvocato Varzi a farlo al suo posto. Lei però non sarebbe d'accordo, spiegando al Corriere della Sera di aver comunque accettato l'incarico "a muso duro, nel senso che di fronte alla decisione del giudice di nominare un amministratore ho pensato che quantomeno quell'amministratore dovessi essere io, per evitare intromissioni di estranei nella nostra vicenda umana".
Anche il regista non sarebbe d'accordo e così, insieme alla moglie, ha deciso di impugnare la decisione del giudice dando incarico a un legale di presentare un reclamo in Corte d'Appello. Il regista si è quindi paragonato a Sofocle: "Sofocle chiese al giudice una cosa semplice: dica lei se sono un folle. Non solo non lo condannarono, ma lo portarono a casa in trionfo. Non voglio dire altro su questi fatti incresciosi.
Basta, io me ne frego del mondo, delle sue regole e delle persone ingrate".La vicenda proseguirà dunque in tribunale, ma se ne parlerà a febbraio 2019: una data lontana che, secondo l'avvocato Rita Rossi, "certamente non tutela la protesta del mio cliente".
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