Tornatore: "Il mio cinema è come la Sicilia: a tre punte"

Il regista a Taormina ricorda Morricone a un anno dalla morte

Tornatore: "Il mio cinema è come la Sicilia: a tre punte"

da Taormina

L’altro ieri l’Etna era in movimento: tremori, fontane di lava, cenere. E qui sotto, al Taormina Film Fest, chiusosi sabato che ha riportato in presenza il cinema dopo troppo consumo in lockdown, l’ultima scintilla è stata Giuseppe Tornatore, 65 anni, da «Baarìa», undici lungometraggi e un Oscar, che qui a Taormina ha riportato, a 25 anni dall’uscita il suo Lo schermo a tre punte per l’occasione digitalizzato grazie alla Sicilia Film Commission: esisteva copia solo in 35mm), docu-film capolavoro sul cinema, la Sicilia, il mestiere di regista. Una lezione imperdibile: presentando l’opera, accanto a Federico Pontiggia, co-direttore artistico del Festival, Tornatore - qui lo chiamano “Peppuccio” - ha confessato alcuni particolari curiosi. Che gli era mia più capitato di riguardalo («Quando finisco un film poi non lo rivedo più»). Che l’idea di riproiettarlo gli sembrava inutile oggi («E se fosse solo un ferro vecchio del mio lavoro?»), ma poi ha rivisto l’inizio e si è detto «Ma che idea curiosa... È strano: ho avuto una sorta di immodesta ammirazione di me stesso. Mi è sembrata una formula ancora ripetibile». E che aveva ragione Leonardo Sciascia: «Si sono sempre fatti, si fanno e si continueranno sempre a fare film sulla Sicilia».

Ed eccola, la Sicilia di Giuseppe Tornatore. Lo schermo a tre punte, che utilizzando la stessa tecnica della scena finale del suo capolavoro Nuovo Cinema Paradiso unisce più di 500 scene tratte da oltre cento film girati o ambientati sull’isola (su oltre 800 titoli visionati), è un’enciclopedia della cultura cinematografica siciliana, mostrando tutto ciò che il cinema ha raccontato sui caratteri, i comportamenti, i luoghi comuni e gli stereotipi della Sicilia e i siciliani, in 14 capitoli: geografia, storia, «Urlo», «Risata», «Gesti, Codici, Linguaggio», «Baffi», «Omertà», «Proverbi», «Donna», «Baci e Baciamani», «Sentenza», «Delitti e cadaveri», «Sciascia»... Quindi frammenti, sequenze, battute, scorci da Patton generale d’acciaio, o Il giorno della civetta di Damiano Damiani, da Sedotta e abbandonata di Pietro Germi o Salvatore Giuliano di Rosi, da Stanno tutti bene dello stesso Tornatore. E poi Johnny Stecchino di Benigni (la piaga siciliana del traffico...), le pellicole irresistibili con Franco e Ciccio, tutti e tre i capitoli del Padrino, naturalmente Il Gattopardo (che all’inizio non c’era, per questioni di diritti, poi si mosse Martin Scorsese, e furono inserite anche le scene del capolavoro di Visconti), le commedie sexy alla siciliana, Il pentito di Pasquale Squitieri, Baciamo le mani di Vittorio Schiraldi, Joe Valachi: i segreti di cosa nostra di Terence Young, Malacarne di Pino Mercanti del 1946 o Il giustiziere di mezzogiorno di Umberto Lenzi del ’75...

In ogni film, uno spunto, un’idea, un ritratto, una citazione, un lato del carattere dell’isola e dei suoi abitanti. «C’è sempre una risata sguaiata, c’è sempre un doppiogiochista, c’è sempre l’obbligo di dare una definizione dei siciliani... Montando il film mi sono trovato di fronte ad elementi che naturalmente si attraevano tra di loro e non ho fatto altro che seguirli. L’elenco delle parole chiave che cadenzano il film non le ho prestabilite, ma le ho messe a punto dopo aver visionato e scomposto quegli elementi narrativi che ricorrevano». Ecco dove nasce Lo schermo a tre punte, da tre "visioni" precise: un’idea forte di cinema, una conoscenza non comune della storia dell’arte cinematografica e un amore totale per la terra di Sicilia. Poi, certo, c'è un uso autoriale del montaggio e una personalissima scelta delle musiche: di Egisto Macchi e soprattutto di Ennio Morricone, morto un anno fa esatto e sul quale Tornatore ha finito un film-documentario che porterà a inizio settembre alla Mostra del cinema di Venezia: «Cosa mi manca di Ennio? Mi manca la frequentazione, il sentirci spesso, la profondità della nostra amicizia...

Anche se tutto questo tempo io non ho fatto altro che lavorare a un film su di lui e quindi in qualche modo sono sempre rimasto in sua compagnia quotidianamente».

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