"Venite a vedere il nostro film gli altri fanno poco ridere"

L'attore di «La mia banda suona il pop» confessa: «Zalone è bravo ma risate poche. Idem Aldo, Giovanni e Giacomo»

"Venite a vedere il nostro film gli altri fanno poco ridere"

Ma come? I nostri comici, da Zalone a Ficarra&Picone, passando per Aldo, Giovanni e Giacomo, dominano il botteghino e lui dice: «Venite a vedere il mio film: i film italiani dove si ride sono pochi»? Comunque, è irresistibile Christian De Sica, nel quindicesimo film di Fausto Brizzi La mia banda suona il pop (da giovedì, con Medusa), dove incarna l'agile panzoncello d'età Tony Brando che, per campare, canta alle feste scamuffe dei burini arricchiti. E che pena quando, parrucca riccioluta e basettoni neri, elemosina la «doggy bag» (con la boccia di champagne, però) destinata a se stesso, un morto di fame già gloria anni Ottanta dei Popcorn, band alla Ricchi e Poveri. Però, la voglia di scherzare non gli passa. «Natasha, Katjusha e Bagascia», nomina le tre donne d'un magnate russo, che lo chiama a San Pietroburgo per la «reunion» del suo complesso rock, del quale fanno parte Massimo Ghini, Angela Finocchiaro e Paolo Rossi, guidati dal manager Diego Abatantuono. Centomila euro d'acconto e una data secca: si può fare. E poi: fogne nauseabonde, diamanti trafugati al riccone e una colonna sonora scritta ad hoc dal maestro Bruno Zambrini, per chi ha nostalgia degli Ottanta. Né mancano i figli «piezz'e core»: De Sica omaggia il nome di suo figlio (Brando) e i gemelli di Ghini recitano in piccoli ruoli.

Com'è nato il suo personaggio di artista arrugginito, in completo fucsia?

«Brizzi m'ha detto: Ti porto a Pietroburgo, a mangiare ottimo caviale e a bere vodka purissima. Invece, m'ha portato nelle fogne di Praga, dove abbiamo girato le scene della fuga. Una puzza! E un caldo, col parruccone! Siccome ero ingrassato troppo, a un certo punto le basette mi scendevano fino alla bocca. Dovevo impersonare una specie di Angelo Sotgiu dei Ricchi e Poveri. E invece mi sono sentito una piccola Soraya: più di due ore di trucco, ogni giorno».

Secondo lei, scarseggiano le commedie italiane dove si ride davvero?

«Questo di Brizzi è un film molto comico, molto divertente e ben girato: per me, lavorare con Brizzi è stata una passeggiata della salute. Devo dire che ho visto Zalone in sala: lui è bravo, ma risate poche. Mi dicono che il film di Aldo, Giovanni e Giacomo sia un mélo. Quindi, non è un film comico. Fino adesso, sono pochi i film italiani dove si ride».

Brizzi giura che questo è il suo ultimo film sugli anni Ottanta. Conosce le canzoni di quell'epoca?

«Magari ne avrò ascoltata qualcuna. Ma avevo un padre che ha avuto me a cinquant'anni. Per cui, dagli Stati Uniti mi portava i dischi di Frank Sinatra. Il pop italiano da Tozzi a Pupo l'ho conosciuto grazie a Brizzi. E ho anche cantato una canzone del maestro Zambrini (scritta con Migliacci e Enriquez, ndr). La posso cantare? (esegue brevemente, ndr). Zambrini, un grandissimo musicista. Come Lelio Luttazzi».

Ha visto Zalone in sala: è tra i pochi attori che va al cinema...

«Quando non si paga il biglietto, la gente non batte le mani. Quando invece si paga, la gente batte le mani. Comunque, reagisce. Vado a vedere i film nei cinema di periferia, per sondare gli umori del pubblico».

Classe 1951, lavora senza sosta: 68 film, 31 Biglietti d'Oro, serie tv, teatro. Come si mantiene in pista?

«Frequento gente più giovane. I miei coetanei parlano soltanto di tasse e acciacchi... Sono terrorizzato dalla malattia, più che dalla morte. Ho iniziato a fare film a diciotto anni: cinquant'anni di questo mestiere e per farlo ci vuole una salute di ferro».

Quale rapporto ha con la musica?

«Ho cantato e suonato fin da ragazzino. Di nascosto da mio padre, accompagnato da mamma, andavo a fare feste di piazza, nei night a cantare con l'orchestrina La pattuglia azzurra.

Il batterista era Massimo Boldi e il chitarrista suo fratello». Meno male che facevo così: quand'è morto mio padre, avevo 23 anni e già un mestiere in mano. Ci ho mantenuto la famiglia. La condizione economica nella quale ci ha lasciato nostro padre non era tanto florida».

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