Zeffirelli, il "conformista ribelle" raccontato da Anselma Dell'Olio

La regista: "Più onorato all'estero che in Italia. Perché non era di sinistra"

Zeffirelli, il "conformista ribelle" raccontato da Anselma Dell'Olio

Venezia. Franco Zeffirelli, conformista ribelle. È già tutto in questo splendido titolo, che è un ossimoro, il senso profondo del documentario che Anselma Dell'Olio ha voluto dedicare a un altro dei grandi cineasti anticonformisti del nostro cinema, dopo Marco Ferreri «lucido folle» e Federico Fellini «degli spiriti». «In realtà il titolo me l'ha suggerito mio marito», racconta la regista che ha presentato il film, in concorso nella sezione Venezia Classici della 79a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, accanto al suo Giuliano Ferrara. In sala anche la produttrice del film, Francesca Verdini con il compagno Matteo Salvini in smoking - grande complicità fra i due sul tappeto rosso ieri sera, fra schrzi e risate davanti ai fotografi - assieme al coproduttore Pietro Peligra, a Paolo Del Brocco di Rai Cinema e ad alcuni dei tanti intervistati che riescono a fare un ritratto a tutto tondo del regista fiorentino. Salvini, attesissimo al Lido, non ha voluto parlare di politica coi cronisti preferendo lasciare spazio alla pellicola.

Diviso per capitoli, con un grande lavoro sui materiali d'archivio, il docufilm Franco Zeffirelli, conformista ribelle inizia ovviamente da Firenze, e non poteva essere diversamente, ma non dalla nascita in piazza San Marco dove, ricorda Anselma Dell'Olio, «c'erano insieme il collegio domenicano che ha frequentato da piccolo e poi il liceo artistico e l'accademia di Belle Arti» ma dall'alluvione che ha colpito la città nel 1966 con l'instant-movie che Zeffirelli girò nello stesso anno dal titolo Per Firenze. La ferita inflitta alla città da lui ritenuta la più grande e bella del mondo risuona anche nella parole di un attore non per caso come Richard Burton che da lì a poco il regista dirigerà in coppia con Elizabeth Taylor ne La bisbetica domata.

È davvero, tra direzioni di opera, film e teatro una carriera difficilmente immaginabile oggi, quella di un uomo sempre pronto a spiazzare gli ammiratori e, soprattutto, i detrattori. «Mi interessa l'interiorità degli artisti che racconto dice la regista ma di lui politicamente mi ha sempre incuriosito il suo essere stato prima democristiano e poi berlusconiano. Non c'è niente di peggio in questo ambiente che non essere di sinistra».

Un grande italiano che, come spesso accade, è stato forse più apprezzato all'estero che nel suo Paese: «Nel film metto a confronto il vasto, singolare incanto che suscitava il suo nome nelle grandi capitali culturali mondiali e il baffo moscio con il quale era trattato in Italia. Con la sola eccezione delle sue opere liriche, per le quali nel suo Paese ha avuto una minima parte degli onori, del rispetto, della gloria e della venerazione che lo circondavano all'estero».

Franco Zeffirelli «conformista ribelle» lo è stato anche per la sua fede che «da pigra è diventata attiva» dopo un bruttissimo incidente in auto e il voto, che se fosse sopravvissuto, avrebbe omaggiato San Francesco «il più amato dopo Gesù Cristo». Ecco il film Fratello sole, sorella luna, la favola diretta da «un omosessuale cattolico convinto, discreto ma mai coperto in un'epoca assai meno liberale del presente», conclude la regista.

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