A La Spezia affonda una nave Rischio di disastro ambientale

Il carburante dell’imbarcazione si riversa nell’acqua del Golfo dei poeti

A La Spezia affonda una nave Rischio di disastro ambientale

Alberto Vignali

da La Spezia

«È stato un miracolo, quelli sugli elicotteri sono stati degli eroi, grazie a tutti, non sono come ci siamo salvati». A parlare è uno dei tredici marittimi georgiani, uno dei tre ufficiali, che l'altra notte hanno fatto naufragio, nel mare in tempesta, contro la diga foranea del golfo della Spezia. Una tragedia sfiorata proprio grazie al coraggio dei soccorritori ed ad una task force perfetta che in poche ore è riuscita a salvare la vita, strappandoli al mare, a tutti i membri dell'equipaggio, dodici uomini ed una donna, di un cargo salpato da Genova e diretto in Bulgaria.
Ora però tutti gli occhi sono puntati su quel braccio di mare, a ridosso delle Cinque Terre e di località rinomate come Lerici e Porto Venere, nel Golfo dei Poeti, a quel relitto adagiato su di un basso fondale e sbattuto tra gli scogli. Il pericolo infatti è quello di disastro ambientale, in quel cargo sono stivati 85mila litri di carburante ed ogni ora il rischio è quello che le cisterne si sfianchino e riversino in mare la nafta. A poche decine di metri vi sono anche le coltivazioni dei mitili, sarebbe un disastro totale. Da diversi porti d'Italia sono state mobilitate tutte le unità a disposizione del ministero dell'Ambiente. Le operazioni sono coordinate dal comandante della Capitaneria di Porto della Spezia Giovanni Pettorino. «Abbiamo cominciato a circoscrivere la zona dov'è il relitto - sottolinea lo stesso Pettorino -, in mare per ora c'è un versamento minimo di idrocarburi, ma c'è un pericolo potenziale. La nafta si trova all'interno delle casse carburante della nave e per tutto il fine settimana lavoreremo per verificare la situazione, anche con le condizioni meteo che peggiorano».
Quella tra venerdì e sabato è stata una notte drammatica, la cementiera Margaret, questo il nome della nave georgiana lunga 85 metri, era in navigazione davanti alla costa spezzina; a causa delle pessime condizioni meteo il comandante ha chiesto di entrare in rada e di gettare l'ancora, erano le 2 di notte, un'ora dopo dalla nave è stato lanciato un sos, l'ancora stava «arando» e la nave dirigeva verso gli scogli delle diga spinta dal forte vento. Sul posto in pochi minuti sono giunti i rimorchiatori di soccorso, ma non c'è stato nulla da fare, la nave non è riuscita a evitare l'urto sugli scogli. Nello scafo si è aperta una falla e l'unità è sbandata sino ad adagiarsi sui fondali. A bordo c'erano tredici membri d'equipaggio ed in quel momento il vento soffiava a 40 nodi, erano le 5 del mattino.
In mezzo alla bufera di vento e pioggia che imperversava in quel momento nel golfo si sono mossi i soccorsi, sembrava impossibile poter salvare quella gente. Alcuni marinai erano riusciti a salire su delle zattere di salvataggio, altri erano in mare e cercavano di raggiungere gli scogli, un gruppetto era rimasto a bordo appollaiato sul castello di poppa. Alle sette del mattino il primo «miracolo», il vento di colpo è calato ed in volo si sono potuti alzare gli elicotteri. In poco meno di un'ora le unità di soccorso sono riuscite a salvare l'intero equipaggio trasportato nella base militare del Varignano e da lì, con una staffetta di ambulanze, in tre ospedali. Le condizioni generali dei marittimi erano preoccupanti, ma non critiche.

A metà mattinata le operazioni di soccorso si sono concluse, e nel pomeriggio la gran parte dei membri dell'equipaggio è stato trasferito in un centro di accoglienza.
Ora però l'emergenza si sposta sulla bomba ecologica, su quel quantitativo di nafta che potrebbe sconvolgere la costa ligure ed i fantasmi dei disastri passati, come quello della Haven, fanno paura.

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