Adesso il Ct perseveri nelle sue convinzioni

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Tre appunti sparsi dopo la lezione di Gelsenkirchen perché di lezione di calcio si è trattato ed è inutile attaccarsi a qualche squallida scusa. Il primo riguarda i media di casa nostra e l'enfasi riservata al primo match con l'Albania. Non c'era bisogno d'invocare lo spirito di Fulvio Bernardini per capire che quella esibizione non ci avrebbe certo procurato il salvacondotto contro la Spagna. E se pure qualche trama, un buon palleggio, hanno dettato la speranza d'aver intrapreso la strada tracciata da Spalletti, era poco credibile l'opinione secondo cui fossero sufficienti tre settimane di lavoro per allestire una Nazionale fatta e finita. Secondo appunto destinato proprio al lavoro del ct. Nemmeno un mago sarebbe stato capace di trasformare una scadente materia prima in un capolavoro calcistico. Per questo motivo mettere nel mirino Spalletti, le sue idee di calcio e la preparazione svolta a Coverciano, è il solito esercizio all'italiana, cioè andare a caccia del capro espiatorio. Piuttosto bisogna sollecitare il ct a proseguire con le sue convinzioni perché sarebbe solo una perdita di tempo rinculare cercando modifiche in corsa al proprio credo.

Terzo e ultimo appunto indirizzato questa volta a chi considera un errore aver eseguito esperimenti con la difesa a 3 per poi abbandonare la formula e passare allo schieramento a 4, con l'utilizzo di Calafiori double face, cioè un po' difensore e un po' centrocampista di costruzione all'occorrenza. Spalletti ha perso Acerbi prima di cominciare e non dimentichiamo che per averlo a disposizione la giustizia sportiva ha sorvolato sulla famosa vicenda Juan Jesus.

Uscito l'interista dalla lista, in circolazione di italiani disponibili capaci di recitare un ruolo fondamentale di perno centrale difensivo non c'è granchè: Buongiorno è uno dei pochi ma con un modesto curriculum internazionale. Piuttosto perseverare su Di Lorenzo, spento come un lampione spento, può essere considerato un errore.

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