Aggressioni agli arbitri. Abodi pensa al carcere

Chi userà violenza sugli arbitri rischierà fino a dieci anni di reclusione

Aggressioni agli arbitri. Abodi pensa al carcere
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In un paese civile non ce ne sarebbe bisogno, ma in un contesto sociale in cui si picchiano medici e infermieri, capitreno e controllori, adesso bisogna correre ai ripari e tutelare con una legge ad hoc anche gli arbitri. Già, perché in fondo anche loro svolgono una funzione di pubblica utilità (senza i giudici di gara non si potrebbe fare sport in nessuna disciplina) e quindi durante le manifestazioni sportive verranno equiparati nelle tutele alle forze dell'ordine e al personale socio-sanitario. Il ministro dello Sport Abodi ci sta pensando seriamente: chi userà violenza sugli arbitri rischierà fino a dieci anni di reclusione. E con mille casi di aggressioni negli ultimi due anni, in tutte le categorie, altro che invocare la legge svuota-carceri... Qui bisognerà costruirne in gran quantità a tutte le latitudini, solo per riempirle di facinorosi del pallone. Intanto, la giustizia sportiva ha comminato squalifiche esemplari a undici tesserati tra giocatori (fino a cinque anni) e dirigenti della società Rsc Riposto, esclusa dal campionato Under 17, decise dal giudice sportivo per l'ultimo episodio di «violenza inaudita» contro un arbitro diciannovenne. Non solo le mani anche le parole fanno discutere dopo la confessione dell'arbitro Marco Guida. Perché se è vero che lui e Maresca si sono chiamati fuori dall'arbitrare le partite del Napoli per motivi di tranquillità e sicurezza famigliare, vanificando di fatto l'abolizione dei limiti territoriali sulle designazioni, è altrettanto vero che adesso ci si chiede con quale spirito i due fischietti napoletani potrebbero essere chiamati a dirigere una partita dell'Inter.

Se Guida ammette che non vuole rischiare di non poter uscire di casa, nel caso in cui fischiasse un rigore contro il Napoli, lo stesso discorso potrebbe valere nel caso in cui dovesse prendere una decisione a favore dei nerazzurri... Insomma, di questo passo, le minacce e le intimidazioni reintrodurranno nuovamente quella norma che sembrava ampiamente superata. Anzi, per gli arbitri e il designatore tornerà il tempo dei Comuni.

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