C'era una volta Napoli-Milan che decideva lo scudetto e molte polemiche addusse al calcio italiano, arbitri coinvolti Rosario Lo Bello tra i più chiacchierati. Da quel 1 maggio 1988, una domenica di splendido sole napoletano, con Maradona che incendiò la vigilia col famoso appello («non voglio vedere bandiere rossonere»), son passati 34 anni e poco sembra cambiato se non i suoi protagonisti. Allora Diego Armando contro Ruud Gullit (più Van Basten entrato nella ripresa) si presero la scena e rimasero protagonisti fino in fondo a quel 2-3, chiuso dagli applausi del pubblico di casa per i vincitori. L'esito lanciò Silvio Berlusconi e Arrigo Sacchi verso il primo scudetto di una ineguagliabile epopea. Oggi ci sono Insigne e Koulibaly più Osimhen che minacciano di eliminare il Milan senza Ibra né Kjaer e Romagnoli (tre leader fermi ai box per accidenti) dalla corsa tricolore riducendo al duello con l'Inter l'esito del campionato. Allora c'era l'ing. Corrado Ferlaino, fresco di scudetto precedente, con le sue relazioni socio-politiche (parlamentari Dc più accesso al credito presso il Banco di Napoli) che lamentava lo strapotere mediatico e finanziario di Silvio Berlusconi. Oggi ADL, il presidente napoletano, ha trasformato il club in un'azienda sana, capace di produrre reddito all'azionista mentre Elliott ha raccolto il Milan sull'orlo del fallimento rilanciandolo senza appesantire il bilancio, anzi risalendo la china dei precedenti deficit.
Oggi è proprio un'altra epoca, con qualche difetto antico (tipo le polemiche strumentali dei media napoletani contro la designazione di Orsato) e protagonisti nuovi di zecca. Per esempio i due tecnici che hanno intrecci speciali. Spalletti ha vinto tanto in Russia, a Roma e Milano (sponda Inter) ha lavorato con risultati eccellenti, misurandosi con due casi spinosissimi (Totti e Icardi) che hanno lacerato tifoserie e spogliatoi. Pioli non ha mai battuto, dalla panchina, il rivale Luciano al quale indirettamente deve questa avventura rossonera. Boban e Maldini, infatti, dopo aver liquidato l'esperienza Giampaolo, si rivolsero al toscano per offrirgli la panchina rossonera. Spalletti non si accordò (per la liquidazione) con Marotta (ad interista) e decise di restare fermo così spingendo i due dirigenti a rivolgersi a Pioli. In comune, Napoli e Milan, durante i mesi precedenti, hanno patito gli stessi tormenti: possono vantare il maggior numero di infortuni muscolari e assenze (il record appartiene da una parte a Osimhen dall'altra a Ibra), senza contare i danni collaterali subiti dalla coppa d'Africa, riuscendo però a collezionare risultati utili a restare in corsa.
All'andata, il Napoli vinse a San Siro con una scia di polemiche finali per il gol dell'1 a 1 (siglato da Kessiè) e cancellato dal var per una pittoresca posizione di fuorigioco di Giroud steso a terra in area con sopra un difensore napoletano.
Ecco: forse alla fine, una differenza è da cogliere al volo. Fosse successo a Spalletti quel che è accaduto a Pioli (gol con la mano in Milan-Udinese e il famoso errore di Serra in Milan-Spezia), beh il clima di questo Napoli-Milan sarebbe stato completamente diverso.
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