Troppo stanchi, troppo piccoli, troppo poco aggressivi. Svanisce così l'ultima speranza italiana di agganciare il pass mondiale, nella finalina per il settimo posto contro la Serbia. Condannati (76-64) dai rimbalzi e dalle pessime percentuali al tiro, ma anche dall'aver spremuto eccessivamente (e non poteva essere diversamente con tutti gli assenti eccellenti) la nostra meglio gioventù. All'undicesima recita in 16 giorni di Europeo l'Italia si arrende ai bianchi del maestro Ivkovic, che strappano la carta mondiale. Agli azzurri, come profetizzato da Pianigiani alla vigilia, non resta che sperare in una delle quattro wild card che saranno assegnate dagli organizzatori spagnoli per la rassegna dell'anno prossimo. Anche stavolta, ed è l'unica cosa che ad Azzurra si può imputare, è un black out di diversi minuti a condannarci. Stavolta nel primo quarto. I serbi scappano e non si voltano più indietro, facendo sconquassi da tre punti ogni volta che l'Italia si rimette in scia.
L'inizio è da tregenda. Il ferro per l'Italia sembra minuscolo, mentre i serbi attaccano la proverbiale vasca da bagno. Nedovic e Bjelica crivellano la difesa azzurra e in un amen gli slavi scappano (10-5). Belinelli continua a litigare con il canestro, per noi segna solo il commovente Datome (che gioca infiltrato da quattro giorni) ed è l'ala dei Pistons a tenerci a galla (12-8). Poi Ivkovic indovina la mossa: ordina di attaccare il pitturato e cominciano i dolori. Krstic sembra quello dei tempi belli di Oklahoma City e Cusin salta per aria. Pianigiani ci prova con Melli, ma la musica non cambia e la Serbia scava il solco. La bomba di Bogdanovic sulla sirena è un graffio profondo (27-11). Nel secondo quarto Azzurra stringe qualche vite in difesa, ma il nostro problema si chiama attacco. Il jolly arriva dalla panchina e ha la maglia numero 5 di Gentile: nove punti del nuovo capitano di Milano, l'unico che attacca il ferro con decisione, ci rilanciano fino a un -9 che sa di miracolo (32-23). Ma lì si accende la riserva e i serbi scattano ancora (41-27) al riposo lungo.
La ripresa regala qualche speranza in più. Belinelli e Datome aprono il fuoco da 3, ma la Serbia non molla un centimetro e risponde colpo su colpo. Nedovic dalla distanza non sbaglia un colpo (49-35), ma cinque punti filati di Belinelli e Cinciarini ci riportano in scia. Ma Nedovic non sente ragioni. Ancora Cinciarini in contropiede chiude il terzo quarto con il -11 che lascia aperto un esile spiraglio (55-44). Un immenso Datome apre l'ultima frazione cannoneggiando i serbi, ma la difesa è sempre fragile.
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