nostro inviato a Vedelago
È il Giro col braccino, è uno dei Giri più noiosi degli ultimi quattro secoli, è un Giro da rottamare al più presto. Se ne possono dire di tutti i colori, ma è pur sempre il Giro. Resta la corsa che può cambiare la vita, di chi la vince e di chi la perde. Chi vuole prenderselo però non può più perdere tempo: inq uesto week-end deve andarselo a prendere, in prima persona, mettendoci la faccia. Fine delle chiacchiere, delle tattiche, delle promesse elettorali. Per due settimane e mezza, purtroppo, è andata così. Ma in questi ultimi giorni no. Nessuno potrà raccontare ai nipoti d'aver perso il Giro 2012 per mancanza di salite.
Tra oggi e domani, ce ne sono più di quante se ne siano scalate nelle ultime tre settimane. Con una sensazione precisa: il grosso del lavoro andrà fatto già da oggi. Certo domani, tra Mortirolo e Stelvio, la suggestione sarà fortissima, pedalando lungo gli itinerari del mito. Ma l'Alpe di Pampeago (due volte) ha tutta l'aria d'essere il ring più carogna: tanta pendenza che smaschera ogni magagna e ogni lacuna. E comunque: mai dimenticare che per qualunque discorso rimasto eventualmente in sospeso, dopo la due giorni d'altura ci sarà la cronometro finale di Milano.
Lì l'ultima smazzata e l'ultima mazzata. Se il Giro fosse Wall Street, le quotazioni attuali sarebbero più o meno queste. In fortissimo rialzo il perticone canadese Hesjedal, che va in montagna con questo spirito: «Più le salite sono lunghe e dure, più sono a mio agio. A questo punto non mi accontento più di un buon piazzamento ». Nella sua manica, l'asso della cronometro: se non lo stendono in montagna, il Giro col braccino è suo. Sarebbe la vittoria della forza bruta. Poi c'è Basso. La nazione spera prima. Finora ha corso il suo Giro perfetto, sempre davanti con la squadra, però senza scatti e senza acuti. Con pazienza orientale, ha atteso queste due tappe ripetendo un suo mantra intimo e personale: «Continuerò fare un'andatura terribile. Vediamo se resistono fino alla fine».
Li vuole prendere per sfinimento. Se gli riesce l'operazione, sarà la vittoria della perseveranza. Poi c'è Rodriguez, leader in carica. Non ha squadra, non ha un passato da grande fondista, non ha ancora i crediti del campione vero. Però sta studiando da. Proprio qui, proprio adesso. Affronta le montagne con un'ossessione: «Bisogna attaccare Hesjedal, farlo fuori a tutti i costi. Altrimenti a cronomero non c'è gara». Finora ha sempre brillato in tutti i finali scattosi. Oggi e domani però sarà tutta un'altra cosa. Se vinceràlui, sarà la vittoria dell'imprevedibilità. Quindi Scarponi. In difficoltà per crampi nella sua tappa ideale, l'altro giorno a Cortina, deve inventarsi una brillantezza nei due giorni cruciali. Quotazioni in ribasso, ma carattere da vendere.
Se tocca a lui, è la vittoria dell'orgoglio. Già che ci siamo, menzione speciale per Pozzovivo: il meteo economista pidiessino che corre per Bersani (hanno un filo diretto via sms) può diventare la variabile impazzita. Il suo ritardo è già corposo, nella crono si prenderà una bancata che neanche la Lega alle amministrative. Difficile possa vincere il Giro, ma scommetterei che lo farà perdere a qualcuno. E comunque, bye-bye noia. Addio Giro col braccino. L'ultima tappa di quella cosa lì porta la lieta notizia del nostro giovane sprinter Guardini, ultimo a Cortina, primo a Vedelago, ma soprattutto davanti a sua strapotenza Cavendish.
Grande vittoria, ma piano con i superlativi: tappa cortissima, tanta discesa e poca fatica. È un buon inizio. Ma prima di dire che abbiamo il nuovo Cipollini, ciandreicauto. Come dice il suo saggio diesse Scinto, piedi per terra e pedalare. Per essere il nuovo Cipollini, mancano ancora 41 vittorie al Giro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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