"Che bello correre oggi. Sarei più ricco e avrei ancora il mio orecchio"

"Che bello correre oggi. Sarei più ricco e avrei ancora il mio orecchio"

A Niki parlammo dell'incidente del 1976 qualche anno fa, in un'intervista di cui pubblichiamo ora alcuni stralci. Era il 2013, ed eravamo in un luogo speciale e importante per lui: al Nurburgring. Il giorno prima aveva assistito alla prima del film diretto da Ron Howard, «Rush», che racconta la sua vita, il duello con James Hunt e il drammatico mondiale 1976.

(...) Niki, ma a James Hunt sarebbe piaciuto un film così?

«Eccome. Ci sono grandi momenti che lo riguardano. E mi è dispiaciuto non fosse qui con me a guardare la nostra storia. Credo si sarebbe parecchio divertito».

Però quella F1 non c'entra con questa di oggi.

«Ma molti appassionati che sanno poco di quegli anni, che nei Settanta neppure erano nati, avevano bisogno di un film che gli facesse capire com'era quell'epoca delle corse. E l'opera di Ron Howard con la sceneggiatura di Peter Morgan (fra le altre, The Queen, ndr) riescono in questo: a spiegare ai tifosi di oggi ciò che facevamo allora e magari a farglielo apprezzare».

A proposito di oggi e di ieri: paragonati a voi, i piloti attuali sembrano impiegati del rischio voi eravate invece cavalieri del rischio.

«Tu hai mai fatto un giro sulla vecchia pista del Nurburgring?»

Sì, nel 2006, sulla safety car con Bernd Maylander Per raccontare proprio i trent'anni dal suo incidente.

«Ecco. Allora se confronti quella pista (era ed è lunga 23 km, stretta, con saliscendi ovunque) e quella su cui si corre adesso (8 km, semplice e con ampie vie di fuga), sai bene cosa intendo... Ecco. Quelli erano i rischi che dovevamo affrontare noi, questi sono invece i pericoli con cui devono convivere i piloti di adesso. Questa è la F1 di oggi. Uno sport dove ci si può anche toccare, fare a ruotate, combinare quel che si vuole in pista e non succede praticamente nulla».

Allora invece si moriva.

«Di più. Era proprio l'approccio a questo sport ad essere diverso. Anche oggi può accadere l'imprevisto in pista, ma noi convivevamo ad ogni Gp con l'eventualità di farci male e ammazzarci. Noi salivamo in macchina con quest'idea ben chiara in testa. I piloti di oggi no. Con i progressi fatti dalla sicurezza non c'è più bisogno di correre con questo chiodo in testa. E allora cambia tutto. È per questo che caratterialmente è impossibile che un pilota moderno sia simile a me o a James Hunt».

Sincero: ma ti piacerebbe correre adesso?

«Eccome. Primo: avrei guadagnato dieci volte di più. Secondo avrei ancora il mio orecchio»

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