Choc Cutrone e tweet Leao. Campionato fuori di testa

Le minacce a Cutrone e la lite social tra Leao e Di Canio

Choc Cutrone e tweet Leao. Campionato fuori di testa
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Nemmeno il tempo di scaldare i motori del nuovo campionato e siamo già sull'orlo di una crisi di nervi collettiva. Complici, naturalmente, i social da una parte e qualche opinionista tv dall'eloquio poco controllato dall'altra. Prendete il caso simbolo di Patrick Cutrone, centravanti del Como, protagonista della recente promozione in serie A e del gol riparatore a Cagliari ma autore sfortunato di un rigore sbagliato contro l'Udinese: per questo episodio è stato ricoperto di insulti con auguri di morte violenta per lui e addirittura ai figli una morte per cancro. Spostiamoci a Roma. Qui il direttore di Radioradio, Ilario Di Giovanbattista, ha subito la stessa sorte per aver espresso un giudizio misuratamente positivo sulla Lazio di Baroni dopo il 2 a 2 col Milan.

Eppure il caso di scuola è quello esploso tra Leao e Paolo Di Canio. L'ex laziale, opinionista di Sky sport, nel commentare il caso cooling break di Leao e Theo Hernandez ha usato non la bacchetta ma il machete. Ha detto tra l'altro: «Ai miei tempi li attaccavano al muro...». Il portoghese, informato, gli ha risposto su Instagram prima ripubblicando una vecchia foto di Di Canio calciatore col braccio teso in saluto alla curva laziale dopo un derby, poi ha cancellato l'intestazione del profilo originario e rilanciato solo la foto Di Canio come per dire da quale pulpito arriva la predica. Il Milan ha protestato con la pay tv per non aver preso le distanze, durante il dibattito, da quel linguaggio rozzo (più efficace ed elegante Fabio Capello che ha definito la scena dei due una bambinata) ma il tema vero resta forse un altro. Rafa Leao continua a essere protagonista di un'attività non calcistica che certifica la poco serenità, a dispetto della prossima paternità. A Parma se la prese con un tifoso per qualche fischio meritato (dal Milan), a Roma il caso cooling break, poi la risposta a Di Canio.

Non sarebbe il caso di dedicare le migliori energie alla professione e lasciare al club il compito di intervenire con chi confonde il ruolo di opinionista con quello di ultrà? E il Milan non dovrebbe recuperare l'antico stile e avere maggiore controllo sui calciatori?

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