"Un coccolone per papà e il sogno per me". Il filo d'Arianna finalmente è tutto d'oro

La Fontana conquista la medaglia che le mancava. "E non è finita. A mio padre sarà venuto l'infarto"

"Un coccolone per papà e il sogno per me". Il filo d'Arianna finalmente è tutto d'oro

Arriva prima, per prima ed un'ora prima dell'altra medaglia di giornata quella di Pelle d'argento nel fondo - , regalando così il primo oro all'Italia che lotta al 38simo parallelo della Corea del Sud. Arianna Fontana, 27 anni, riscrive ancora una volta la storia: sono pattini d'oro nei 500 metri, la distanza più esplosiva dello short track. Ladies first: mentre l'Italia festeggia, dopo il bronzo di Windisch nel biathlon, con una medaglia per tipo, i Giochi di PyeongChang 2018 entrano nel vivo. La nostra portabandiera, biondo pallido e grinta di ferro sui pattini, si prende, semplicemente e meritatamente, quello che voleva. Fra tutte le distanze, questa era quella che voleva e lo ha sempre ribadito, anche ricevendo al Quirinale la bandiera che ha sventolato gangnam style alla cerimonia di apertura, pochi giorni fa. I suoi 500 metri d'oro non sono la cronaca di un successo annunciato, ma la storia di un risultato inseguito, un obiettivo voluto, un sogno custodito, prima nel cuore ed ora negli annali di un palmares da leggenda: oltre a 14 medaglie mondiali e una coppa del Mondo, con la sua quarta olimpiade, salgono a 6 le medaglie a cinque cerchi di Lady Fontana. Bronzo in staffetta, a soli 15 anni, a Torino 2006, bronzo nei 500 metri a Vancouver 2010, argento nei 500 metri e bronzo sia nei 1500 sia nel team event a Sochi 2014, Arianna, cavaliere della Repubblica da 12 anni, ha chiuso il cerchio senza perdere il filo. Nei 500 metri ha un sigillo per colore ed un controllo senza pari. «Ho sognato a lungo questa medaglia e ora finalmente il sogno è diventato realtà. È stato anche più bello di come me lo ero immaginato», ha detto ancora col fiatone, prima di sincerarsi che a suo padre non fosse venuto «un coccolone». Si, perché il suo successo è anche una questione di famiglia: a Gangneung c'è tutto il clan di casa che l'ha sempre seguita. Genitori che da Berbenno l'accompagnavano a Bormio in gioventù per gli allenamenti; un marito, Anthony Lobello, born in the Usa, che da ex collega, dopo un corteggiamento «sfrontato ed adorabile» si è fatto italiano e pure allenatore. Così Fontana ha unito le Alpi: cresciuta in Valtellina, si allena oggi ai piedi del Monte Bianco con il capo coach canadese Kenan Gouadec. Arianna ha parole belle per tutti: «Ringrazio il Coni, Federazione, famiglia e marito». Ma questo oro è soprattutto solo suo: chi la conosce ricorda come fosse tenace, testarda, già da bimba. Bionda col caschetto come i putti innocenti di certa pittura sacra. E invece oggi è una donna sicura, che ama punk, rock, tatuaggi e i social, ma sa commuoversi per un tramonto romantico: «Ho cominciato a 4 anni, ma ero spesso per terra», ricorda lei. Le avversarie le chiamava tutte per nome: «La Jessica, la Katia» e via nominandole. Solo con l'articolo davanti. Anche ieri le ha battute tutte: «La Minjeong» per dirla come farebbe lei, su tutte. Choi, la campionessa coreana, che aveva anche centrato il record olimpico con uno stratosferico 42422 nelle batterie, era uno degli spauracchi più temibili. Con lei anche la britannica Elise Christie con cui Arianna ha già lottato anche in altre Olimpiadi. Ma Fontana sapeva come fare: divora i quarti dove, invece, deve arrendersi Martina Valcepina e in semifinale chiude col secondo tempo. Alla finale scatta in seconda corsia e tira il gruppo da subito e per sempre. Agli ultimi tre giri ecco l'attacco di Choi, atleta di casa, sospinta anche dal pubblico. Arianna però non vede, prima, i contatti che avvengono alle sue spalle con le altre. Fa, poi, appena in tempo ad accorgersi di quell'ombra che si affianca. Chiudono al fotofinish: Arianna è davanti, ma serve aspettare. Un'attesa che dura quasi quanto la gara: Arianna batte il 5 in tribuna ai suoi, ma tiene testa bassa e mani sulle ginocchia, continuando a girare sul ghiaccio. Al verdetto urlo e tante tante lacrime. Choi è perfino squalificata. Argento all'olandese Yara van Kerkhof, bronzo alla canadese Kim Boutin. «Sono felice, perché squalifica o no, io la Choi l'avevo comunque battuta», spiega Arianna ormai ripreso fiato, sorriso e colore in volto. Fontana riporta un oro in Italia, per gli sport del ghiaccio, che mancava da otto anni.

Ora, a chi le chiede del suo futuro risponde «sì, penso anche al mare, alla barca a vela in Florida, a casa da Anthony, ma intanto ci sono altre gare». E quel filo da seguire, perché oggi più che mai e come nel mito, è un filo che conduce all'oro e alla felicità.

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