Parla per la prima volta Francesca Fioretti, la compagna di Davide Astori, dopo quel tragico 4 marzo in cui il capitano della Fiorentina perse la vita.
Racconta il suo dolore sulle pagine del Corriere della Sera, mettendo in primo piano la figlia Vittoria e come sia difficile convivere con i ricordi ma allo stesso tempo dover guardare avanti per la loro bimba: ''La vita con Vittoria è stata dura, non le ha concesso neanche la meraviglia dei giorni insieme che Davide ed io abbiamo vissuto. Io so che non devo vivere il mio dolore attraverso di lei, non devo apparire triste né disperata. La sua serenità dipende dalla mia. Davide, per quanto mi possa far soffrire, non deve diventare un tabù, qualcosa da nascondere, un vuoto da non pronunciare. Lei ha capito che lui non tornerà, ma lo abbiamo collocato in un luogo immaginario in cui è felice''.
Proprio qui emerge tutto il suo coraggio e l'importante ruolo di mamma: ''Ora devo cercare di fabbricare le ali con le quali Vittoria possa volare nella vita. Non ci dobbiamo far inghiottire da questo vuoto. Non so cosa mi abbia dato la forza di trovare la lucidità con cui ho subito affrontato la mia unica priorità: mia figlia''.
Si ravviva il suo immenso dolore quando pensa ai quei giorni felici: ''Abbiamo vissuto giorni bellissimi, insieme. Non posso accettare che sia andato via così. Non è stato un incidente, una malattia... Sembrava una favola brutta, era la fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei desideri''. Il ricordo del compagno è però sempre più vivo e al centro dei suoi pensieri: ''Davide era un animo gentile, era un uomo curioso e allegro. Amava l’architettura, leggeva molto e gli piaceva scoprire quello che non sapeva, cercare ciò in cui si sentiva debole. Eravamo felici, davvero. Mi sembrava che la vita mi avesse fatta bella, con lui''.
Ora Francesca tornerà pian piano al suo lavoro al teatro a Milano e poi al cinema, mettendo sempre al primo posto la piccola Vittoria : ''Io la guardo e so che il mio dovere è trasmetterle serenità e felicità, in questo caos.
Ogni tanto penso che senza di lei forse avrei potuto gestire più facilmente il mio dolore. Sarei andata lontano, dove nulla mi riportava nel gorgo. L’amore di mia figlia è l’unica cosa più forte del mio dolore. Così deve essere. Devo riuscirci''.
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