Quarta vittoria consecutiva in campionato: non ci fosse stata l'Europa, sarebbe un'Inter quasi perfetta da un mese in qua. Rimonta con sorpasso anche a Cagliari, come già in casa col Torino, ma stavolta è rimonta non solo all'avversario, ma soprattutto all'ingiustizia di un risultato che a metà partita vedeva avanti la squadra sarda per il concorso tra i meriti del suo portiere (4 parate importanti) e le colpe degli attaccanti nerazzurri (Sanchez di testa, Lukaku di piede). Di contro, come spesso accaduto quest'anno, gol subìto al primo tiro avversario (e buon per Handanovic che al secondo, Pavoletti sbagli mira).
Inter molto meglio nel primo tempo che nel secondo, eppure è solo nell'ultimo quarto d'ora che riesce a sfondare il muro cagliaritano. Poco prima, Conte aveva attuato il piano B di giornata, sostituendo il difensore Bastoni con l'attaccante Martinez, trasformando cioè il 3-5-2 di partenza in 4-3-1-2 (Sanchez più Lukaku e Martinez), però i gol nascono tutti da calcio d'angolo, dove più che i moduli contano piazzamento e attenzione. Ottimi quelli nerazzurri, pessimi quelli del Cagliari: Barella lasciato solo al limite dell'area (gran destro), D'Ambrosio idem sul secondo palo (Cragno a spasso). Su angolo anche l'ultimo gol, ma angolo del Cagliari: Cragno va a saltare nell'area dell'Inter (a 2' dalla fine, errore), ribaltamento, fuga e trasformazione facile per Lukaku.
«Il piano B è cercare di migliorare la squadra con gli uomini che hai in panchina», spiega soddisfatto Conte. E con ciò illustra anche i cambi Hakimi per Perisic all'intervallo (con Darmian spostato a sinistra e poi fuori per Young) e soprattutto Sensi per Eriksen. Il danese non gioca peggio degli altri, non di Brozovic né di Barella dopo un'ora di gioco, ma è ovvio che sia il primo a uscire: che statisticamente la rimonta-sorpasso sia arrivata senza di lui, consentirà a Conte di non schierarlo mercoledì contro il Napoli, senza bisogno di troppe giustificazioni. Avesse segnato, paradossalmente poteva diventare un problema. Così, la strada resta tracciata. «Andiamo avanti, spero che la rosa diventi più snella: più funzionale a ciò che vogliamo», l'auspicio dell'allenatore.
Una buona Inter, a tratti ottima. Patisce solo il gol del Cagliari e l'immediato intervallo non basta a Conte per scuotere la truppa, tornata in campo intimidita, forse addirittura impaurita. Se nel primo tempo era bastato un quarto d'ora per creare 4 palle-gol, nel secondo passa mezz'ora, con 5 cambi, per la prima scossa. È una botta di Sensi, sporcata da Klavan. Da lì l'angolo, respinto da Cragno, su cui al volo, da fuori area, Barella punisce la sua ex squadra.
È la svolta e si capisce subito che il destino del Cagliari è segnato, anche se l'Inter fa solo i gol e niente altro (basta e avanza, ovvio) mentre Cerri sull'1-2 sbaglia il tap-in del pareggio (44' st), che non avrebbe spinto Cragno allo scriteriato assalto finale, senza il quale probabilmente Lukaku non avrebbe mai fatto il terzo gol. Sarebbe finita diversamente, ma non sarebbe stato giusto.
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