La sconfitta di Madrid, la quarta in 16 mesi contro il Real, non fa più piccola l'Inter di Inzaghi, semmai certifica quello che tutti sappiamo e spesso fingiamo di non vedere, ovvero la distanza siderale che c'è tra il nostro campionato e quello spagnolo o inglese o tedesco, certificata dai risultati e solo apparentemente ridotta dal successo europeo della Nazionale. Del resto non vinciamo la Champions dal 2010 e chissà quanto tempo ancora ci vorrà per rivincerla e in quanto alla Nazionale, vediamo come andrà il playoff prima di indicarla come stabile benchmark del movimento.
Lunedì i nerazzurri scopriranno quale sarà il loro avversario negli ottavi di finale, e sarà in ogni caso tostissimo, ma dovranno attendere fino al 25 gennaio per sapere se Barella potrà giocarli o meno. Solo quel giorno, il giudice sportivo Uefa emetterà i verdetti sull'ultimo turno eliminatorio, ma tutto lascia supporre che Barella sarà punito con almeno 2 turni di squalifica. Il giocatore s'è pentito subito, ha capito l'errore, chiesto scusa ad allenatore e compagni già negli spogliatoi di Madrid, ma questo non gli eviterà la multa del club, come da regolamento interno. L'importante è che la lezione serva per le prossime volte, perché di partite come quella del Bernabeu, Barella ne giocherà ancora tante in carriera e l'Inter come l'Italia hanno bisogno che lui sappia gestire anche situazioni al limite, come quella in cui l'ha portato il più astuto Militao.
Il primo anno all'Inter, Barella era molto più irascibile e falloso di oggi, tanti nervi più che testa. Ha pagato con parecchie ammonizioni (11 in 27 partite di campionato) e ha capito, disciplinandosi e migliorando anche il rendimento tecnico. La speranza dell'Inter, che vede in lui il capitano del prossimo anno e per molto tempo ancora, è che l'espulsione di Madrid sia un punto di svolta anche sotto questo aspetto.
Inzaghi ha metabolizzato in fretta la sconfitta, persino prima che diventasse... ufficiale. Capito che l'ostacolo Real era troppo alto, dopo un'ora di partita (ancora in 11 contro 11) ha tolto Brozovic, Dzeko e Calhanoglu preoccupandosi del campionato e del Cagliari in arrivo domenica sera a San Siro. Brozovic, uno che ha giocato la finale di un Mondiale, non l'ha presa bene e s'è seduto deluso in panchina, sbuffando. Chissà se Inzaghi ha dovuto spiegargli perché l'ha fatto. Di certo non l'ha spiegato a Marotta, che capisce di calcio e sa bene come è anche da apparenti azzardi come questo che possono nascere vittorie importanti. Mezz'ora di gara in meno, non significa solo mezz'ora di riposo in più. Sono 30 minuti che soprattutto abbassano il rischio di infortuni in giocatori stracarichi di impegni e se l'Inter finora è quella tra le big che ha avuto meno guai fisici, è anche per la rotazione quasi aritmetica dell'organico che Inzaghi ha applicato.
A gennaio del resto non
arriverà nessuno. A fronte del tanto miele di cui è cosparso in questi tempi il mondo Inter, la situazione economica del club resta quella conosciuta e ipotizzare rinforzi per la squadra non trova alcuna radice nella realtà.
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