Cortocircuito all'italiana. Ecco le genuflessioni a giorni e rivali alterni

Come in politica, squadra e federazione non scelgono ma si adeguano all'avversario

Cortocircuito all'italiana. Ecco le genuflessioni a giorni e rivali alterni

Ci vuole coraggio ad essere codardi. Ma non è un'impresa eccezionale, basta leggere le parole con le quali la federcalcio italiana ha voluto chiarire la vicenda delle genuflessioni, addirittura con due comunicazioni: «La squadra si inginocchierà per solidarietà con gli avversari e non per la campagna in sé, che non condividiamo. I giocatori austriaci non si sono inginocchiati e i nostri sono rimasti in piedi. Se quelli del Belgio lo faranno, anche i nostri saranno solidali con loro». Nel pomeriggio altro messaggio, prolisso e noioso, ribadisce che la federazione non prevarica e non impone atteggiamenti alla squadra che sarà libera di scegliere.

Se le cose stanno così potremmo anche prevedere che alcuni degli azzurri possano alzare il braccio al cielo e stringere la mano a pugno, come usa fare Romelu Lukaku e qualche suo sodale, perché un dato è finalmente accertato, noi italiani ci adeguiamo a chi ci troviamo di fronte, non prendiamo iniziative, semmai le subiamo, anche in una vicenda così minima riusciamo a venirne fuori in maniera goffa, anche ridicola, secondo usi e costumi di una istituzione che ribadisce la linea internazionale della politica. Gravina non si schiera, Chiellini dovrà farlo, stringiamoci a coorte ma ognuno per conto proprio. Da avanspettacolo.

Come diceva Pierre Chany, grande cronista di Francia: «C'est mieux suivre qu'étre suivi», dunque meglio copiare il tema del vicino di banco che presentare il compito in classe, senza suggerimenti. No, non ce la facciamo proprio, il gregge azzurro va dietro i pastori belgi ma due giorni fa aveva seguito la scelta degli austriaci, restando in piedi, creando così, per arte e genialità italica, una forma inedita di partecipazione: a giorni alterni, come le targhe delle automobili ai tempi dell'austerity. Ci sarebbe da ridere, invece c'è da riflettere sullo spessore dei dirigenti della nostra federazione e sulla coerenza dei calciatori azzurri.

Sicuramente è stato spiegata loro l'origine di quella forma di protesta ma escludo che si sia provveduto a illustrare come il movimento, che ha ispirato il gesto, si sia espresso nelle strade americane, tra saccheggi e devastazioni proprio nelle zone abitate dagli afroamericani, oltre ad aver provocato una reazione della stessa popolazione nera che ha intuito come il BLM sia diventato una forma di esibizione paraculturale di cui si è impossessata la classe dirigente, economica e politica bianca e, insieme, i cosiddetti intellettuali, vip, milionari e affini. Nei giorni scorsi un uomo bianco è stato ucciso da un poliziotto nero, a Portland, l'ufficiale è stato sospeso dalle mansioni, la vittima è stata uccisa dai colpi di pistola sparati a due metri di distanza ma sarebbe miserabile allestire una partita di propaganda con un risultato di pareggio sui morti e sul colore della pelle, però è vero come la notizia non abbia provocato tumulti e manifestazioni di protesta, per ragioni squisitamente di pubblicità ideologica. L'ipocrisia che accompagna la vicenda smaschera la modestia delle istituzioni invece allertate e sensibili nella questione della superlega, ovviamente per allinearsi a decisioni assunte altrove.

Una cosa è certa: sbrigàti i preliminari da don Abbondio, pulita velocemente la coscienza, l'Italia affronterà in piedi il Belgio. Peccato che a questo torneo non possa partecipare la Nuova Zelanda. Una bella scena di haka dei nostri sarebbe imperdibile.

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