Cresce il pressing sul ct perché non lasci l'Italia. E adesso Mancini apre

Federazione e squadra spingono, lui sui social: "Prendiamoci del tempo e rialziamo la testa"

Cresce il pressing sul ct perché non lasci l'Italia. E adesso Mancini apre

Torni a bordo, ct Mancini. Glielo hanno chiesto tutti: il presidente Gravina e i più autorevoli esponenti del consiglio federale, i collaboratori del suo nutrito staff, Chiellini a nome dello spogliatoio campione d'Europa e - clamoroso per le abitudini dei media di casa nostra - persino la critica più autorevole che di solito è molto spietata nei casi di fallimento, l'equivalente di un disastro economico-finanziario e di facciata per il Belpaese. Se il senso colto è quello giusto, la risposta pubblicata ieri da Mancini sulla sua pagina di Instagram ha riaperto alla possibilità virtuale di tornare a bordo della Nazionale e di riprendere il cammino. Che non sarà sicuramente agevole come dopo Wembley, che tradirà, al primo inciampo, il dispetto e la delusione per l'eliminazione dal secondo mondiale consecutivo azzurro. Il ct ne è consapevole. «Accogliere anche le sconfitte - ha infatti scritto - nella vita fa parte di un sano percorso di crescita umana e sportiva. Prendiamoci del tempo per riflettere e capire con lucidità». La conclusione è forse la più interessante: «L'unica mossa azzeccata ora è rialzare la testa e lavorare per il futuro».

Al netto del viaggio in Turchia di martedì, il futuro azzurro è dietro l'angolo. A giugno sono già in calendario tre impegni: prima la sfida con l'Argentina, una sorta di finalissima tra campioni d'Europa e d'America, più due appuntamenti della Nations league. Possono rivelarsi le classiche occasioni capitate anche ai campionissimi di Formula uno che abbiano avuto un incidente: ne escono col terrore di tornare in pista ma la terapia giusta è quella di rimettersi subito al volante. Perciò la presenza di Gravina a Coverciano non dev'essere rappresentata come l'incontro ravvicinato per sciogliere il nodo. Mancini ha promesso qualche giorno utile per riflettere e lo avrà. Il suo contratto è blindatissimo: solo lui, dal 1 luglio, può scioglierlo. Ma già 24 ore dopo il disastro con la Macedonia, il ct è apparso agli occhi di Gravina e dei suoi interlocutori più sereno.

Intendiamoci bene: il ct ha commesso i suoi errori. Non sono passate sotto silenzio qualche scelta pittoresca (Joao Pedro), qualche cedimento alla riconoscenza (Barella e Insigne con le gomme sgonfie eppure mandati campo egualmente dall'inizio), quel ripensamento su Balotelli segnale di una grande preoccupazione finale preceduta, ai tempi dei pareggi con la Bulgaria e con la Svizzera, da una pericolosa sicumera. Ma sono le idee di calcio e il lavoro fatti durante l'europeo, col tempo a disposizione, che non possono finire nel cestino di Coverciano perché sarebbe come ammettere che è stato frutto del caso, una specie di divina combinazione.

Molte delle riflessioni sul sistema calcio ed eventualmente delle riforme indispensabili non devono arrivare dalla panchina della Nazionale, appartengono ai dirigenti, specie di serie A la cui Lega ha pericolosamente intrapreso la strada dell'opposizione pubblica a Gravina per motivi che nulla hanno a che vedere con il calcio. Riguardano innanzitutto il fastidio al famoso indice di liquidità decisivo per partecipare al mercato e contestato platealmente da Lotito o in qualche caso la sorveglianza sulle plusvalenze farlocche.

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