Yemaneberhan Crippa benedice la notte italiana in Baviera quando ancora stavamo ingoiando la pillola amara per la gara sbagliata di Elena Vallortigara nel salto in alto della farfalla Macuchick. Inseguendo lui stavamo per perdere il capolavoro delle velociste italiane che si sono prese il bronzo nella 4X100 dietro Germania e Polonia in 4284 dandoci l'undicesima medaglia di questo Europeo cupo spesso come il tempo bavarese, ma con begli arcobaleni come quello di ieri.
Ci serviva questo gattino che con la sua storia dice tante cose, racconta cosa vuol dire uscire dall'incubo di una guerra, da un orfanotrofio in Etiopia, trovando nuova vita grazie alla famiglia milanese dei Crippa che a 7 anni lo ha adottato, insieme a fratelli e i cugini, per portarlo lontano dal dolore e nella nuova dimensione trovata con una casa in Trentino, a Montagne. Ieri sembrava davvero guidato dalla mano di Dio come dice il suo nome in aramaico. Gatto con stivali giusti, gambette nervose, testa lucida, con topolini che pensavano di sfuggirgli. Il primo a farlo è stato Mezngi, il trentaseienne eritreo di Norvegia nella terra di nessuno di una corsa non veloce fra l'ottavo e il nono chilometro. Con Yeman la gioventù di Pietro Riva, classe 1997, piemontese di Alba, terzino di fascia, calciatore mancato come il primo Crippa, che Stefano Baldini, oro nella maratona di Atene, ha portato nel giardino della fatica a Rubiera. Una coppia che si è anche sfiorata nella bagarre quando sembrava che il norvegese fosse scappato via. Il gatto ci ha fatto piangere e sospirare, ma nella negazione del suo talento ci siamo sentiti felici di aver sbagliato: nel finale ha animato a suo modo una corsa che sembrava una ragnatela pericolosa, senza il ritmo giusto, diciamo 10 secondi sotto i tempi che gli erano serviti per battere dopo 30 anni il record di Antibo. Lui aspettava la sua discesa mentre per gli avversari la pista sembrava salire. Bello e irresistibile questo poliziotto del 1996 che, dopo il bronzo sui 5000 fatti per provare pista e sensazioni, ha regalato all'Italia sui 10 mila metri corsi in 27'4612 di salita mascherata la decima medaglia d'oro in questo europeo dove speravamo di superare i 12 podi di Spalato, tanto troppo tempo fa.
Felicità doppia perché Pietro Riva si è preso il 5° posto togliendo 11 secondi al suo record personale con un 27'50 51, meno di 4 secondi dietro il suo capobranco, tempo che lo fa entrare dalla porta principale nel mondo del mezzofondo, un passo fra i bravi come quello dell'ottocentista di Ancona Simone Barontini, classe 1999, bella struttura e un settimo posto dopo aver animato la corsa nei primi 400 metri.
Serata tutta sbagliata invece per il bronzo mondiale Elena Vallortigara fuori a quota 1 e 90, per nulla ispirata dal sole ritrovato e dalla stella cometa che ha invece animato una giornata felice per lo sport nazionale.
Per fortuna questa stella ha indicato la strada alle nostre velociste, bravissima la Dosso, una leonessa la Kaddari, la sarta d'esperienza
Bongiorni a tenere legata tutta una squadra che ha cambiato al limite lanciando i 180 centimetri della bergamasca Alessia Pavese, matricola di Alzano Lombardo. Brindiamo a loro e a Crippa prima di meditare sulla Vecchia Europa.
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