È un derby di coppe

All'interista Lautaro e al neo milanista Morata i trofei continentali. Dal Sud America all'Europeo, è già serie A. Che scatta fra un mese

È un derby di coppe
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Sono lontani i giorni in cui dalle labbra incurvate del presidente francese Albert Lebrun scappa quel Mais ils gagnent tout, ces italiens. Sì, ma vincono proprio tutto questi italiani: allo stadio Colombes di Parigi l'Italia fa suo il secondo Mondiale di calcio. Un paio di giorni dopo, Ginettaccio Bartali trionfa al Tour, 13 anni dopo Bottecchia. In quei giorni, all'Arco di Trionfo, anche Pietro Gubellini era giunto in giubilo in sella a Nearco. Un'apoteosi tricolore. Solo che l'anno è il 1938 e oggi l'Italia spettatrice degli Europei è quella che da 100 tappe non vince al Tour e si accontenta di demandare al futuro le velleità del trotto, nell'ippodromo di San Siro fresco di restyling.

Ma se è vero che tutto il mondo è un gran paese, Milano è un gran Milano almeno nel suo derby. Le luci di San Siro le accendono le stelle di Lautaro Martinez e Alvaro Morata, il capitano dell'Inter e il prossimo puntero rossonero. Tanto che a Berlino, a osservarlo alzare il più importante trofeo europeo per Nazionali, c'erano anche Ibrahimovic e Moncada. Il numero 10 dell'Inter, fresco di scudetto della seconda stella e rinnovo di contratto, nelle ore piccole della festa di Morata ha fatto grande la sua Argentina, con l'1-0 decisivo in finale alla Colombia. A Milano, Lautaro vive, lavora e cresce i due figli con la moglie Agustina Gandolfo, sposata nel comune meneghino prima della festa a sul lago, a Cernobbio. Morata, nella Milano che la moglie Alice Campello conosce sin dai tempi dello Iulm, metterà radici insieme ai 4 figli dal 10 agosto, in tempo per il Trofeo Berlusconi: clausola rescissoria da 13 milioni, contratto di 4 anni a 5. Proprio Morata, prima dell'osanna del trionfo, ha porto l'altra guancia al rosario di imprecazioni che gli era stato rivolto in patria, confessando che «fuori dalla Spagna sono più felice». L'aria italiana l'ha già respirata nella doppia esperienza juventina: 15 gol in 63 partite di A tra il '14 e il '16, 20 in 67 gare nella parentesi tra '20 e '22. Lui che al Real Madrid venne lanciato dall'ex interista Mourinho, nella Milano rossonera porta in dote un bronzo e il fresco oro europeo. L'iridato Lautaro, 103 reti in 206 match con l'Inter con tanto di titolo di capocannoniere '24, è divenuto campione sudamericano, sempre da miglior bomber.

Se sotto il

cielo dell'estate italiana notti magiche non sono state, a Milano si insegue un gol di luce riflessa per la stagione di A. Per guarire dalla nostalgia, bisogna rinunciare al passato: tra un mese e un giorno è già campionato.

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