
È l'ennesima rimonta del Milan. Nell'era Conceiçao siamo ormai a una tendenza consolidata cominciata a gennaio con la Supercoppa d'Italia (contro Juve e Inter) e ripetuta anche in questi ultimi snodi, col Parma, a Lecce una settimana prima e ieri al cospetto di uno spettacolare (per la fattura del suo calcio) Como. Una rimonta con le modalità di sempre e cioè: schieramento sbagliato in partenza, correzioni in corsa a inizio della seconda frazione, alcune per un paio di pericolose ammonizioni (Bondò e Mussah), primo tempo orribile, con squadra confusa, incapace di uscire dalla gabbia della sua metà campo con il palleggio mentre il Como (64% di possesso palla) comanda a suo piacimento il gioco e allestisce una sequenza di azioni alla mano. Solo un sontuoso Maignan, prima e dopo il sinistro chirurgico di Da Cunha, impedisce un passivo più avvilente rendendo così, con le correzioni della ripresa, praticabile il 2 a 1 finale.
A dare la scossa intervengono appunto un paio di sostituzioni dopo il tè caldo dell'intervallo: Jimenez che prende il posto dell'evanescente Theo in soggezione evidente contro Strefezza, e Fofana - inspiegabilmente lasciato in panchina - per evitare guai dal cartellino giallo rimediato da Bondo (a causa di uno dei tanti errori di Musah). Poi, nel concreto, il Como perde un po' di slancio mentre lo spostamento di Reijnders (tolto dalla marcatura di Paz) nella linea dei due e il talento dei due che salgono in cattedra fanno il resto. Uno è Christian Pulisic, capitan America che firma sul lancio morbido come un babà dell'olandese, il suo sigillo numero 9 (15 complessivi in stagione), l'altro è appunto Reijnders, fresco di rinnovo contrattuale, che su assist prezioso di Abraham (altro cambio positivo) raccoglie l'invito e firma il 2 a 1 dopo aver scheggiato una traversa.
Dalla panchina rossonera arrivano dunque le vitamine per rimettere in traiettoria una sfida comandata dai piedi e dal talento geometrico del Como, capace di stregare la platea (all'intervallo fischi e contestazione rivolta alla proprietà) ed esaltare i suoi 5 mila tifosi al seguito. Decisivo è anche l'incipit della ripresa col secondo gol di Da Cunha annullato per fuorigioco di centimetri, seguito dalla stilettata di Pulisic che manda in tilt il gruppo di Fabregas e rianima i rossoneri. Alla fine saltano anche i nervi ai lariani: espulsi per un fallo violento su Loftus Cheek Alli, l'inglese, e per proteste il tecnico Fabregas. Per il Como questa è l'ennesima rimonta subita, proprio come all'andata, con i sigilli di Theo e Leao. C'è ancora qualche fragilità difensiva da eliminare prima di spiccare il volo, secondo i piani dello stesso Fabregas che si toglie dal mercato («ho un contratto lungo»).
Conceiçao non può certo andare fiero di questo successo che nel finale con Reijnders può diventare anche più rotondo (sbavato il 3 a 1 davanti alla porta). Di calcio e del lavoro svolto nella settimana libera non si vede granchè. In difesa si registrano le solite amnesie, stavolta va in crisi anche Walker (contro Diao).
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