Non c'è la parola fine, in fondo al monumentale dossier del Senato francese sul doping nel Tour del 1998. Non c'è e non ci potrebbe essere, perchè rivelare tanti nomi illustri a quindici anni di distanza, in un'altra era e in un'altra vita, significa perlomeno ritrovarsi un fungo atomico di lunga durata.
Mentre i genitori di Pantani continuano imperterriti a condurre la loro battaglia di padre e madre affranti, incaricando i legali di denunciare chiunque, in tutto il mondo, definisca dopato il loro figlio scomparso (primi da denunciare: senatori, agenzia antidoping e laboratori francesi che hanno rilevato Epo nei campioni di sangue), mentre il grande vincitore di allora, dopato tra i dopati, dunque vincitore in qualche modo giusto e vero, non riesce comunque a trovare pace, mentre tutto questo avviene in una famiglia italiana, in giro per il mondo si registrano i primi effetti pratici della lista esplosiva.
I dopati di allora, in tutti questi anni, si sono costruiti fior di carriere in abiti "civili", facendo rendere le glorie passate, chi inventandosi diesse, chi commentatore telivisivo, chi testimonial pubblicitario.
Per i loro datori di lavoro, però, non è facile adesso apprendere che erano bari allora, dunque quanto meno imbarazzanti e impresentabili adesso. Così, l'inevitabile conseguenza: partono le purghe e le epurazioni.
I casi più veloci e più eclatanti arrivando dall'Australia, dove il Comitato olimpico locale ha depennato O'Grady per indegnità, con effetto istantaneo, in seno alle commissioni tecniche, nonchè dalla Francia, dove il popolare Olano è finito alla porta niente meno che dalla Vuelta, dove da anni ricopriva l'importante carica di direttore tecnico.
È certo che siamo solo all'inizio. Ci sono aziende che usano i nomi ora infangati come personaggi chiave di proprie campagne pubblicitarie: impossibile che possano anche solo pensare di continuare come se niente fosse. E ci sono pure canali televisivi che da anni mandano in diretta quei volti noti, tutti reduci dagli inquietanti anni Novanta, magari chiamandoli addirittura a commentare fatti di doping: inutile specificare che sarà molto più difficile, ora, servirsi delle loro autorevoli opinioni.
Niente da dire, questa storia è tutt'altro che finita. Da un certo punto di vista sta appena cominciando. C'è qualcosa di tragicamente grottesco nel fatto che molti campioni siano chiamati a pagare ora i conti che avevano abilmente scansato allora. Ma questa è la nemesi. Parecchi volti noti dovranno faticare molto a inventarsi una nuova professione.
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