Addio Italia (eliminata e) crudele. Come ogni importante fatto di cronaca che divide la nazione, dagli omicidi efferati e inestricabili alle bagarre politiche, dagli scandali sessuali a Masterchef, anche lo sprofondo della Nazionale si sta lentamente spostando dalla prima pagina verso zone meno visibili. Tra breve diventerà un trafiletto, poi scomparirà del tutto. Stiamo già raschiando il fondo del barile: è saltato fuori, immancabile, il retroscena della lite. Non si nega a nessuno, soprattutto agli sconfitti. Dalla staffetta Rivera-Mazzola a Messico '70 al Milan che si fece rimontare il 3-0 dal Liverpool (Champions 2005) fino alla Juventus annientata a Cardiff qualche mese fa: lo spogliatoio ribolle per definizione. Il copione non cambia mai, richieste di dimissioni comprese, anche senza valutare la situazione, le conseguenze, il fatto che la Nazionale sia l'aspetto più importante, ma non il solo, di una Federazione. Solo il duo Abete-Prandelli, dopo il tonfo al Mondiale del 2014, ci privò del piacere di invocarle, dimettendosi un minuto dopo la morsicata dell'Uruguay.
Ma domani è già vigilia di campionato, allegria. Torna la serie A con un turno scoppiettante e con esso l'Italia che amiamo di più, quella dei comuni, anzi dei campanili, perché spesso nello stesso comune albergano due parrocchie. La stracittadina, ahinoi, è la disputa in cui ci sentiamo più realizzati. Il tifo a corto raggio è quello che ci descrive più compiutamente. Almeno sei delle prime sette si incrociano in vecchi e nuovi classici. Si comincia con il super sabato del derby Roma-Lazio all'ora dell'aperitivo, per poi passare, a cena, a Napoli-Milan. Quindi, domenica, oltre a roventi sfide nella parte medio-bassa della classifica (Crotone-Genoa, Benevento-Sassuolo, Udinese-Cagliari, Verona-Bologna) andranno in scena Sampdoria-Juventus e Inter-Atalanta.
Insomma torneremo a dedicarci a quello che, oggettivamente, ci interessa di più, le squadre di club. Neanche il tempo di riabituaci e riecco la Champions League, con il Napoli obbligato a battere lo Shakthar Donetsk e la Juventus che con il Barcellona cerca rivincita e pass qualificazione. Senza dimenticare la Roma impegnata a Madrid con l'Atletico.
Via, senza fiato neanche a Natale, le feste occupate da campionato e coppa Italia. Una corsa lunga fino a maggio, con argomenti più divertenti della Nazionale, tipo il sesso (il o la) e l'efficienza dello/a Var, i post della signora Icardi, il futuro di Allegri, cineserie varie e assortite.
Poi, a giugno, dopo una breve parentesi per la Nazionale ridotta al ruolo di sparring partner di lusso (tristezza), mentre gli altri andranno in Russia, noi non resteremo soli, tranquilli. Il calcio mercato più importante degli ultimi 60 anni ci salverà.
Durante il Mondiale con l'Italia, viveva un'esistenza semi-periferica, ma nell'estate del 2018 sarà al primo posto nei nostri cuori e in tutti i media. Chi dice che ora il tracollo è peggiore di quello del 1958 si sbaglia. Allora non avevano queste consolazioni.
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